Scelgo te!
Leggere ad alta voce con gli studenti è un’opportunità per preparare il terreno per le loro esperienze future. Gli studenti sono invitati a riflettere e porre domande attivamente sui libri che leggiamo così come sono invitati a riflettere e porre domande sugli eventi della loro vita.
Frank Serafini, Reading Aloud and Beyond
Leggere ad alta voce un testo condividendolo con i propri studenti è uno dei gesti d’amore e di insegnamento che preferisco, che sento più miei: il mio corpo, la mia voce, il mio respiro svolgono una funzione che non è loro solita, quella di veicoli del pensiero altrui. E inspiegabilmente mi sento bene in questo ruolo, nel funzionare come veicolo di trasmissione. Ed il riflesso di questo mio stare bene lo colgo negli sguardi rapiti di chi mi sta accanto, nel silenzio perfetto che ci avvolge, nelle esclamazioni di disappunto o di sorpresa che si levano dai banchi. Non rinuncerei mai a questo piacere, mio e loro. Ma non è solo questione di un piacere appagante, coinvolgente, per quanto questo sia un fattore fondamentale come ormai ci hanno ampiamente dimostrato le neuroscienze: il fatto è che, anche in virtù di quella sensazione di appagamento che accompagna il gesto della lettura ad alta voce in classe, io ho la possibilità di perseguire diversi obiettivi di apprendimento, tutti importantissimi.
Per questo ogni estate dedico molta cura alla scelta dei testi che leggerò durante l’anno scolastico che sta per iniziare. Il testo in questione deve soddisfare molteplici requisiti: innanzitutto deve essere coinvolgente nell’intreccio, deve raccontare una storia che tenga il più possibile l’ascoltatore incollato alla sedia. A questo scopo è fondamentale che la struttura narrativa non sia eccessivamente piatta, ma che offra esempi di analessi, di prolessi, e se possibile di alternanza di voci narranti. Ma la storia non basta: in quel plot, in quegli eventi, in quei fatti devono annidarsi molteplici spunti di riflessione, possibilmente su diverse tematiche, che consentano l’apertura di frequenti riflessioni e dibattiti. Molto importante è anche l’aspetto formale: cerco sempre testi che forniscano buoni esempi di scrittura da offrire come modello agli alunni. Quindi il lessico curato, non banale e ripetitivo; la sintassi chiara ma varia, con una certa alternanza di periodi brevi e più lunghi. Ciliegina sulla torta: la lettura dev’essere almeno in parte “sfidante”, deve cioè condurre il lettore ad una crescita, ad inoltrarsi sicuro e sorretto, grazie allo scaffolding del docente, all’interno della propria area di sviluppo prossimale.
Bene, è importante avere le idee chiare, sapere cosa si va a cercare, farsi un piano d’attacco insomma. E l’estate scorsa ero già a buon punto nella ricerca, perché avevo praticamente deciso di leggere Due lune di Sharon Creech nelle mie seconde medie, un romanzo che soddisfa quasi tutte le caratteristiche che ho elencato nei paragrafi precedenti.
Ma poi, durante un lungo viaggio in aereo, sono stata risucchiata da un’altra storia: quella di una ragazzina, Vivian, che vive con la madre in un quartiere periferico e malfamato di Roma. Vivian ha molta fantasia e così, mentre segue le lezioni, si perde ad immaginare le giornate di persone che non conosce e che vivono nel palazzo di fronte alla sua scuola. In particolare la affascina la vita della signora Vera, che però verrà trovata assassinata in casa sua. Da qui il titolo del romanzo ed il continuo rimuginare di Vivian sul mistero della sua morte. Ma Vivian è anche una ragazza che vive le fragilità di una tredicenne quando sta per “diventare femmina”, per usare le stesse parole della protagonista, e quando vuole vivere l’amore senza sapere cosa sia. E Vivian è anche un’aspirante scrittrice, che persegue in modo un po’ casuale il suo sogno. Infine Vivian è una figlia che dovrà confrontarsi con le debolezze ed il modo di amare dei suoi genitori. Insomma Vivian, mi sono detta leggendo Il mistero di Vera C. di Stefania Gatti, è un bel personaggio, dinamico, in evoluzione, sfaccettato, sfidante.
Ecco perché quando sono scesa dall’aereo la mia scelta mi appariva definitiva: avrei letto ad alta voce Il mistero di Vera C. “Però”, mi dicevo, “non è un testo sfidante”: questo era l’unico aspetto che avrebbe potuto frenarmi. Ma ciononostante soddisfaceva pienamente le altre caratteristiche che andavo cercando. Ed infine si sposava benissimo con le mie classi: già mi immaginavo le espressioni e le reazioni durante la lettura. Inoltre altri aspetti mi hanno attirata di questo agile romanzo, che tra l’altro ha vinto il premio del Battello a Vapore per l’anno 2017:
- il fatto di essere breve e quindi di consentire una lettura intensiva e veloce;
- che avesse un ricco apparato paratestuale, grazie alle illustrazioni di Alessandro Baronciani (particolarmente efficaci nell’accompagnare la narrazioni) ed alle epigrafi, costituite da poesie di Emily Dickinson;
- che fosse narrato in prima persona e si presentasse come un racconto in forma autobiografica.
Ho così deciso di seguire il mio istinto: quello era il romanzo che cercavo, adatto alla mia classe ed al percorso che intendevo affrontare in Reading Workshop ma anche in Writing Workshop. Già, perché non dimentichiamo che è molto importante creare più legami possibili tra i due laboratori e far sentire ai ragazzi quanto lettura e scrittura siano due aspetti inscindibili nella loro crescita linguistica: Il mistero di Vera C. sentivo che mi avrebbe aiutata in questo senso, tenendo sempre presenti i miei obiettivi, e cioè
in READING WORKSHOP:
- corroborare l’idea di classe come comunità di lettori che condividono storie e discutono di temi importanti;
- riflettere sulle connessioni tra testi anche di vario genere e di diversi autori;
- fornire ai ragazzi tecniche utili di close reading (lettura approfondita) che potessero poi trasferire e riutilizzare durante la lettura individuale;
- sostenere l’uso del taccuino del lettore;
- leggere da scrittori: guardare la scrittura mettendosi nei panni dell’autore.
in WRITING WORKSHOP:
- approfondire il linguaggio poetico;
- individuare mentor texts utili per la scrittura autobiografica;
- scrivere del leggere: portare i ragazzi a scrivere da scrittori, agendo sul testo letto per ampliarlo, completarlo, commentarlo.
E così il nostro percorso è iniziato e Vivian, Sebastiano e Niccolò sono entrati in classe a parlarci di scelte, amore, amicizia, vita, morte. Insomma a parlarci di noi.
BIBLIOGRAFIA
A. Chambers, Il lettore infinito, Equilibri, 2015
K. Gallagher – P. Kittle, 180 Days, Heinemann, 2018
J. Poletti Riz, Scrittori si diventa, Erickson, 2017
F. Serafini, Around the Reading Workshop in 180 days, Heinemann, 2006
F. Serafini, The Reading Workshop, Heinemann, 2001
Il mestiere di segretaria non faceva per me, lo ammetto. Così un giorno di circa vent’anni fa ho abbandonato la mia scrivania e sono entrata in una classe, per insegnare. Indovinate un po’ ? Non me ne sono più andata. Ogni giorno ringrazio il cielo per quella scelta avventata , per la possibilità che ho di respirare al mio ritmo, in compagnia di altri, in una scuola di Parma, a cinque minuti da casa mia.
Grazie, molto esauriente e spero che possa per me e per chi la legge renderci efficaci per creare lettori innamorati di scrivere.
Grazie . Condividere esperienze positive penso davvero possa essere utile per creare un contagio positivo tra noi insegnanti e di conseguenza tra i nostri alunni
Grazie, si evince l’amore per il proprio lavoro, ma soprattutto per i propri alunni. Grazie per la condivisione, spero di trasmettere lo stesso entusiasmo.