Quando un libro si ferma da noi

Quando un libro si ferma da noi

“Quali libri val la pena leggere con l’intera classe? E come possiamo insegnare, trasmettere questi libri in modo da coinvolgere i nostri studenti? Queste sono domande importanti e per  rispondere ad esse è necessario riflettere attentamente. E diciamolo: è difficile trovare il tempo e lo spazio per riflettere in questa direzione, ma farlo è cruciale” 

(Kelly Gallagher – Penny Kittle,  180 Days, p. 66)

 

Una delle cose più preziose che manipoliamo quotidianamente nella nostra giornata di insegnanti è il TEMPO: non ci basta mai e ci incalza da dietro la schiena come un fucile pronto a sparare. Ecco, per pensare ad un buon percorso di lettura, che sia efficace e chiaro a noi stessi prima ancora che agli alunni, dobbiamo concederci un lusso: il tempo per la riflessione. Questa è stata una delle conquiste che ho metabolizzato addentrandomi nel metodo del Writing and Reading Workshop: darmi quel tempo che mi permetteva di pensare e strutturare un percorso avendo in mente, come dicono Gallagher e Kittle in 180 Days, l’obiettivo finale, la meta da raggiungere.

Quindi, quando ho pensato di strutturare l’unità didattica sulla lettura collettiva di Il mistero di Vera C., ho pensato che il mio scopo principale fosse quello di fornire ai miei studenti delle strategie di close reading che poi loro potessero riutilizzare autonomamente nella lettura individuale. E che quindi li potessero anche guidare nelle loro annotazioni sul taccuino del lettore: a volte leggendo i taccuini capivo che i miei studenti faticavano ad approfondire aspetti della lettura che invece a me parevano chiari e sui quali pensavo di aver lavorato efficacemente. Inoltre, un altro aspetto per me centrale sul quale intendevo lavorare, era l’abilità di “saper leggere come scrittori”: cosa imparo se mi metto nei panni non dei vari personaggi ma dello scrittore? Quali trucchi del mestiere posso immagazzinare, riporre al sicuro nella mia personale cassetta degli attrezzi e riutilizzare all’occorrenza?

Una volta stabilita la meta, ho strutturato una serie di minilesson, ognuna delle quali avesse come teaching point una strategia di comprensione (close reading) e di analisi di trama, setting, personaggi, temi, oppure una tecnica narrativa utilizzata dall’autrice,  Stefania Gatti. Mi è stato di grande aiuto il testo di Jennifer Serravallo The Reading Strategies Book:  l’ho sfogliato e consultato spesso a caccia di quella strategia che facesse al caso mio. E devo dire che spesso le strategie offerte da Jennifer erano davvero illuminanti anche per me, anche se molto semplici. Ciò che mi ha stupito, studiando e riflettendo, è che consideravo scontati aspetti che invece meritavano un’attenzione mirata e tempo per essere metabolizzati.

Nelle minilesson, schematizzando,  mi sono concentrata su questi teaching points:

  1. individuare che caratteristiche ha un buon dialogo e che tipo di informazioni utili ci fornisce per capire meglio personaggi e storia;
  2. analizzare il tipo di interazione tra personaggio e setting;
  3. approfondire le caratteristiche di un personaggio a tutto tondo: mostra tante sfaccettature, evolve in seguito ad episodi significativi, prende decisioni importanti che fanno virare la storia;
  4. osservare le interazioni tra i personaggi e l’evoluzione del loro rapporto;
  5. indagare la presenza di oggetti, luoghi, momenti che si ripetono e comprendere la valenza simbolica di tale iterazione;
  6. non trascurare la presenza di personaggi anziani, spesso dispensatori di parole di saggezza che nascondono tematiche importanti;
  7. prestare attenzione ai temi importanti, spesso sottolineati a diversi livelli e in differenti punti del testo;
  8. focalizzare come deve essere un buon finale;
  9. pensare a cosa insegna a me questa storia.

Ovviamente ogni minilesson prendeva in considerazione uno solo di questi  teaching point, che veniva esemplificato nel testo che avremmo letto insieme.

    L’intero percorso ha occupato circa due mesi (febbraio/metà marzo) per due ore settimanali, durante le quali io illustravo ai ragazzi il teaching point e poi passavo alla lettura del o dei capitoli programmati. È stato fondamentale durante la lettura il mio fermarmi spesso per ragionare ad alta voce su quanto appena letto (la tecnica del thinking talking di cui parla Frank Serafini nel suo Around the Reading Workshop in 180 Days). Questo ha permesso una sorta di thinking talking collettivo in cui ogni alunno esprimeva le proprie interpretazioni, suggestioni, impressioni, considerazioni. Ciò ha consentito ai ragazzi di sviluppare una certa autonomia critica nell’avvicinarsi al testo ed ai suoi significati. Al momento della discussione e dello scambio di opinioni succedeva sempre quello della scrittura individuale sul taccuino seguendo gli spunti di riflessione forniti nella minilesson. È stata vincente la scelta di vincolare la scrittura al tempo d’aula perché questo mi ha permesso di monitorare più da vicino quegli alunni che affrontano in modo sbrigativo la scrittura su taccuino: mentre i ragazzi scrivevano avviavo piccole consulenze se necessarie o richieste.

Gli strumenti ai quali mi sono affidata per aiutare i miei alunni nelle annotazioni sono stati essenzialmente due: la strategia ICW (Impressions, Connections, Wonderings), o schema ad Y di Serafini, e la strategia del salta dentro / salta fuori, utilizzando la quale i ragazzi reagiscono alla lettura ponendosi rispettivamente nei panni di uno dei personaggi o dell’autore. Entrambi questi strumenti sono stati molto apprezzati: il primo per reagire più liberamente e creativamente alla lettura; il secondo per incanalare meglio l’attenzione sulle scelte dell’autrice  o sui temi che di volta in volta emergevano e sui quali ritenevo importante una riflessione. A volte, seguendo la Serravallo, fornivo strumenti più strutturati che aiutassero i ragazzi a riflettere su alcuni aspetti del testo letto: ad esempio questa tabella mi è servita per mettere in luce gli aspetti del carattere di Vivian che emergevano in diversi episodi:

Molto vissuta e ricca la parte di attività conclusive: i ragazzi, divisi in gruppi di tre/quattro, hanno scritto un testo che costituisse uno spin off del romanzo, aggiungendo quindi episodi inediti o facendo parlare tramite lettera  alcuni personaggi marginali della narrazione, ad esempio Emily Dickinson, le cui poesie accompagnano in epigrafe diversi capitoli del romanzo. È stata una attività che ha dato esiti positivi in sede di valutazione: gli alunni hanno messo in pratica la tecnica del SALTA FUORI e, nei panni dello scrittore, hanno manipolato, interpretato, completato il testo originale. Insomma hanno realizzato la pratica del Writing about reading, mettendosi in gioco come scrittori.

Tutto bene dunque? Posso dichiararmi soddisfatta, perché ho notato che i miei ragazzi utilizzano le tecniche introdotte anche autonomamente durante la lettura individuale (chi più chi meno) ed il taccuino del lettore ha avuto un’impennata di popolarità che ogni tanto serve a ridare slancio al laboratorio. Inoltre, ancora più importante, è aumentata la loro capacità riflessiva: ora si pongono domande su ciò che stanno leggendo, sui vari elementi del testo, per capirne i legami, gli oscuri segreti messi in atto dall’arte dello scrittore. Sicuramente un percorso del genere chiede di essere monitorato molto da vicino: avrei dovuto ritirare i taccuini più spesso, per indirizzare e raddrizzare alcuni lavori approssimativi. Me lo riprometto per il futuro, perché i miei studenti ed i loro taccuini se lo meritano.

 

BIBLIOGRAFIA:

K. Gallagher – P. Kittle, 180 Days, Heinemann, 2018
J. Poletti Riz, Scrittori si diventa, Erickson, 2017
F. Serafini, Around the Reading Workshop in 180 Days, Heinemann, 2006
F. Serafini, The Reading Workshop, Heinemann, 2001
J. Serravallo, The Reading Strategies Book, Heinemann, 2015

 

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