Quando teoria e pratica si illuminano a vicenda. La mia lettura di “L’età sospesa” di Aidan Chambers
A.Chambers, L’età sospesa, Equilibri
Ovviamente non potevo saperlo, ma ogni volta che mi sono confrontata sulla qualità dei libri per ragazzi con altri insegnanti, con le colleghe che si occupano di educazione alla lettura, con gli amici librai e gli amici autori, avrei voluto avercelo, questo libro! La pensa come noi: finché non diamo dignità di letteratura a questa sottovalutata sottospecie, è ovvio che sarà altalenante la qualità di quello che si pubblica, si vende e – ahinoi – si fa leggere nelle scuole. Questo è solo uno dei perché per i quali so che aspettavo questo libro!
È anche un saggio che tratta di scrittura esattamente come chiedo agli autori di parlarne quando abbiamo il privilegio di ospitarli in classe: Chambers ci mostra i suoi strumenti. Esplicita le scelte e alcune tecniche utilizzate e noi entriamo nella struttura della sua narrazione; di alcuni romanzi indica anche la sottotraccia, per far emergere il dialogo costante fra autore e i tanti modelli o riferimenti culturali. Preziosissimo. Da saccheggiare ben presto per farci minilesson, ora che in prima avvierò finalmente le sessioni di scrittura con la domanda “Cosa fa uno scrittore?”.
Eh sì: è novembre e non ho ritirato testi ancora! La cosa non mi mette nemmeno un filo di ansia: quest’anno ho deciso che avevo bisogno, più dei precedenti, di rallentare il ritmo delle proposte per i miei alunni. Less is more, dicono i maestri del WRW: consolidare le capacità dei nostri lettori e scrittori, lavorando in profondità sui processi e sulla metacognizione. L’accoglienza per la seconda e per la prima è stata quindi un lungo modulo di sola lettura, per ritrovarci o scoprirci lettori appassionati. Perché il reading circle teorizzato da Chambers funziona eccome! I ragazzi sanno cosa vogliono trovare in un libro e sanno perché leggono, cosa può dare loro. Emerge chiaramente dalle frasi che i miei ventisei undicenni mi hanno dettato per il cartellone Cosa fa un lettore! È stata un’attività proprio di pochi giorni prima che io iniziassi L’età sospesa, e mi è servita a capirlo meglio. Il libro, a sua volta, mi ha mostrato come interpretare alcune di quelle frasi che non mi erano chiare. Perché questo saggio è utile anche ad aprire lo sguardo sull’adolescenza: lo fa analizzando i romanzi dei rari autori adolescenti nella storia della letteratura per ragazzi ma anche chiarendo i bisogni dei lettori adolescenti. Il capitolo Tratti di gioventù elenca cosa non dovrebbe mancare in un libro scritto per loro, perché questa letteratura deve avere “una sua poetica, focalizzata in primo luogo su una coscienza giovanile” (p. 87).
Il primo capitolo, Come tutto è cominciato, racconta che diventare uno scrittore a tempo pieno è stata per lui una necessità pressante. E la svolta verso i suoi romanzi più amati è avvenuta quando ha iniziato a scrivere come se i personaggi non fossero osservati da un adulto bensì “vissuti dal di dentro”. Sostiene che il punto di vista non deve essere quello di un adulto che scrive di giovani bensì una visione centrata sui giovani. Questa caratteristica è quella che fa di opere come Il giovane Holden, Piccole donne e Huckleberry Finn storie amate da più generazioni diverse fra loro. Nel capitolo Alle origini della letteratura giovanile esamina infatti il potente impatto che hanno avuto per molti giovani lettori ed è lì che ho trovato la spiegazione ad un’affermazione che più di uno dei miei alunni aveva scelto per il cartellone, ovvero “Un lettore esprime i propri sentimenti e le proprie idee”. Qualcuno l’ha urlata mentre ero di spalle a trascrivere le loro frasi. Per una frazione di secondo ho pensato che avrei potuto rielaborare così: “Intendi forse dire che riconosce sentimenti che ha provato anche lui?”. Ma poi non l’ho fatto, sarebbe stato un errore! Da quando uso il taccuino ho sperimentato in modo più esplicito che un lettore vive nelle storie. Sì certo, il processo di immedesimazione ci porta a riconoscere, a volte, nei libri noi stessi o le reazioni di chi conosciamo, ma quello di cui parla Chambers è un passaggio ulteriore! Si riferisce al profondo intreccio tra lettura e scrittura, inscindibili nel nostro laboratorio. Se ci immergiamo in questo intreccio, sperimentiamo che una storia è una messa in scena di cui noi, da lettori come da scrittori, siamo i registi e che ci serve per scoprire cosa pensiamo davvero, chi siamo davvero. Ci permette di scoprire cosa faremmo noi, vivendo i medesimi conflitti e le scelte dei personaggi. Le storie ti mostrano chi sei o chi vuoi diventare: un lettore che trova personaggi vivi, agitati da sentimenti conflittuali esattamente come noi persone reali, riconosce che anche in un libro la vita influisce sui cambiamenti di prospettiva e del sentire dei personaggi.
Ne ho avuto la prova in quel pomeriggio grigio di metà ottobre in cui dovevo spiegare la caduta dell’Impero romano. Sto portando esempi concreti per chiarire quanto sia importante il passaggio alle leggi scritte per le popolazioni barbare e qualcuno fa una connessione con le norme sulla legittima difesa. Nella loro inesperienza ritengono sia un diritto aggredire con un’arma chi entra in casa tua disarmato. Si indignano all’idea che sia processato un negoziante che ha sparato a un ladro. Allora propongo di scriverlo in una scena. Senza agire non si provano emozioni. Senza le emozioni, non hai messo davvero alla prova i tuoi principi, le idee preconcette che hai. Qualcuno l’ha scritta come fosse un videogioco in cui il personaggio sovraeccitato e iperattivo difende la sorella e mette in fuga il malintenzionato; altri hanno scoperto che si può essere paralizzati dalla paura: che tu abbia o no un’arma non fa nessuna differenza; alcuni hanno colto il mio suggerimento di provare a immaginare un dopo, come si sente una persona comune che ha sparato a un altro. Voglio che vivano ciò che vive il loro personaggio!
La programmazione che avevo impostato sulla scorta delle suggestioni colte durante il workshop con Benedetta Bonfiglioli per me trova una conferma solidissima nei presupposti teorici del capitolo Diventare Huck: “l’autore (o l’autrice) deve immedesimarsi così profondamente col suo personaggio che ogni singolo dettaglio della narrazione deve appartenere al personaggio stesso” (p. 69). La motivazione alla scrittura nasce dalla passione, dalla consapevolezza che abbiamo bisogno di raccontare storie per capire chi siamo. Il lungo modulo di lettura ha portato i ragazzi ad essere prima di tutto lettori coinvolti, tanto da discutere animatamente delle scelte di un personaggio. Quelle discussioni hanno avuto per loro il senso di interrogarsi su dubbi che prima non li avevano mai sfiorati. Quanto è stato appassionante per tutti noi questo primo mese in cui abbiamo letto Boy (l’autobiografia degli anni dell’infanzia di Roald Dahl). Attraverso una serie di ML specifiche, abbiamo scoperto insieme come si sente il personaggio ad ogni episodio importante, chi sono le persone da ricordare per lui, quali gesti ci aprono una lettura dei suoi pensieri ma anche come lo fanno gli aggettivi e le metafore che usa o persino le parole o ciò che non dice. Così i miei ventisei undicenni si sono ritrovati a discutere del senso di colpa dopo che hai commesso una birichinata; se sia giusto o no che i genitori possano picchiare i figli, cosa si prova verso sorelle e fratelli acquisiti, come sia potuto esistere un sistema scolastico fondato sul bullismo, cosa si prova quando i nonni li vedi solo una volta l’anno…
È un saggio che ho già bisogno di riprendere in mano, così come ogni tanto faccio con Il lettore infinito, perché è denso e coinvolge molti aspetti del mio lavoro. Non esiste un anno di laboratorio in classe simile al precedente ma la chiarezza della visione di Aidan Chambers mi fa trovare una cornice ai diversi approcci che ho studiato e sperimentato in questi anni. Mi è servito per essere più consapevole del mio ruolo e molto più libera di fare scelte. So quale livello di maturità possono raggiungere i miei ragazzi attraverso le esperienze di lettura e scrittura. Le attività e le minilesson sono strumenti, non fini.
Docente di lettere presso la Scuola secondaria di I grado G. Fassi di Carpi (MO), è cofondatrice insieme a Jenny Poletti Riz ed Elisa Turrini di “Italian Writing Teachers”. Studiosa in continua ricerca, svolge attività di formatrice sul Writing and Reading Workshop.