Prove di espositivo in prima

Prove di espositivo in prima

Introduzione al testo espositivo in prima media seguendo pedissequamente “Finding The Heart Of Nonfiction” di Georgia Heard.

Lo scorso anno mi sono decisa a iniziare a parlare di testo espositivo in prima, al contrario di quanto faccio normalmente, perché volevo svilupparlo in maniera più distesa nel corso dei tre anni.

Poiché mi sembrava un’operazione complessa, mi sono fatta guidare da mano esperta e ho seguito in modo abbastanza fedele quando raccontato da Georgia Heard nel suo Finding The Heart Of Nonfiction (si veda l’articolo di Agnese Pianigiani).

Ho scelto questo libro di riferimento perché il mio obiettivo era che scrivessero un testo espositivo, fortemente connotato dalla voce dello scrittore. La regola aurea che quando si scrive un testo espositivo si usa sempre la terza persona singolare e/o la forma impersonale, soprattutto a scuola, mi sembra più un limite che una abilità; non volevo che vedessero questa forma letteraria come fredda e lontana dal loro sentire. Se la motivazione e l’interesse per il mondo sono il motore che fa scrivere delle cose del mondo, ciò deve avvenire attraverso immagini vivide e non sterilizzate.

 

Usare la poesia come “genere ponte

Secondo la mia mentore “tutto è poesia” e la “poesia è ovunque”: siccome anche io sono molto d’accordo con questa visione, ho deciso di avvicinare la mia classe al testo espositivo proprio attraverso la poesia.

Ciò è risultato molto funzionale perché in prima il tempo dedicato alla poesia è ampio e disteso: la poesia, infatti, permette di entrare nel laboratorio attraverso un genere amato dai ragazzi, breve e quindi ben gestibile per quanto riguarda le bozze e le revisioni e, infine, anche scevro dalle complessità sintattiche della prosa. La poesia è un’ottima palestra per le routines del laboratorio di scrittura. 

Gli alunni, quindi, nel secondo quadrimestre sono ormai esperti poeti, raramente si bloccano e in linea di massima riescono a tenere sotto controllo il testo con una discreta autonomia.

Infine, ultimo, ma non per importanza, è il linguaggio della poesia che permette di osservare attraverso uno sguardo che indaga e allo stesso tempo trasfigura. 

Delimitare l’argomento da trattare e trovare le parole per essere tanto puntuali quanto interessanti, per me è stato l’obiettivo principale del laboratorio, accanto all’imprenscindibile condizione che qualsiasi cosa si scriva debba avere un tema forte per cui valga la pena scriverla.

Il testo espositivo che io voglio che scrivano, infatti, non è la voce di vocabolario né quella di Wikipedia, ma è un testo che, nel rispetto e con il rigore dovuti all’argomento trattato, sia anche una lettura avvincente.



La scelta degli argomenti da trattare

Contrariamente a quanto faccio di solito, la scelta dell’argomento non è stata del tutto libera, o meglio, è stata libera, ma all’interno del campo circoscritto delle materie di studio.

Ho deciso di far scrivere una poesia e poi un testo espositivo su un argomento trattato a scuola perché volevo che gli alunni avessero una conoscenza quanto più approfondita possibile di quello di cui dovevano parlare. Tutti gli alunni, anche quelli che mostrano più difficoltà, hanno almeno un argomento digerito meglio, su cui si sono preparati e sul quale hanno qualcosa da dire.

Inoltre, i manuali mettono a disposizione un lessico settoriale ricco e accessibile, al quale attingere proprio per parlare di ciò che si è scelto.



L’immersione

Per l’immersione nel genere ho utilizzato Pino Pace, Giorgio Sommacal, Bestiacce, Le incredibili avventure di Sam Colam e del professor Pico Pane. Perfetto bestiario fantastico, estremamente rigoroso nella sua struttura testuale e nelle illustrazioni, ma allo stesso tempo narrato con un linguaggio ricco di diversi tipi di  sequenze, citazioni, e piccoli elementi di raccordo narrativi. Cioè, un testo non-fiction divertente da leggere, ma formalmente impeccabile.

 

“Quando dai una capocciata contro una palma, sei arrivato all’oasi” dicono i nomadi del deserto di Pancalé. Vuol dire che nel deserto i miraggi giocano brutti scherzi. Una testata contro una palma invece lascia il bernoccolo.

“Vedo cammelli che volano…” diceva ieri sera il professore e io mi sono preoccupato. Che il sole del deserto l’avesse fatto ammattire?  Poi ho cominciato a vederli pure io, ce ne erano tantissimi. 

Erano cammellule (Libelula camelidarum gibbosa), insetti a due gobbe da non confondere con le dromellule (Libelula camelidarum unigibbosa) che ne hanno una sola. Si muovono di notte e mangiano foglie di menta piperita che trovano nelle zone più umide delle oasi.

La cammellula beve poco ma fa tante puzzette profumate di menta e – come abbiamo imparato – fa tanta cacca, soprattutto sulla testa di chi si stende a riposare vicino ai cespugli  di menta.

(…)

 

Un altro testo che è stato utilizzato con un ottimo risultato è stato I fili invisibili della natura, di Gianumberto Accinelli, in cui l’autore presenta l’argomento, che nella maggior parte dei casi riguarda gli animali, offrendo un punto di vista ben chiaro, con un tema forte, utilizzando un linguaggio tecnico e allo stesso tempo ricco e avvincente.

 

Dopo la lettura di questi testi, agli alunni ho posto alcune domande guida per aiutarli a ricavare le caratteristiche del genere. Queste sono le domande e le risposte della classe.

Quali dettagli usa l’autore, quali parole usa? 

Cosa noti sulla struttura delle frasi? 

Come è organizzata la struttura del testo nel suo insieme? 

Trovi differenze con quello letto la volta scorsa? 

Al termine hanno stilato la loro lista.

 

Il testo espositivo per la 1^C

  • Incipit accattivante: dialogico, narrativo (frase topica), con linguaggio figurato.
  • Paragoni con altre materie.
  • Divertente e interessante come argomento.
  • Lo scrittore è un esperto dell’argomento.
  • Parla di argomenti concreti e in modo dettagliato
  • Si concentra su un solo soggetto, lo organizza e lo osserva, lo descrive in modo da farlo immaginare al lettore.
  • … 
  • Uso delle domande per far ragionare il lettore.

 

La lente dell’investigatore.

Per stimolarli a trovare un argomento di cui parlare ho introdotto un attivatore rappresentato dal disegno di una lente, all’interno della quale hanno scritto gli argomenti studiati a scuola più interessanti e che sapevano meglio.

Il passaggio successivo è stato individuarne tre e scrivere le sette parole più rappresentative per ciascuno di essi. Infine, sulla base della facilità con cui avevano trovato le parole o sulla ricchezza di immagini che erano scaturite, hanno scelto l’argomento della loro poesia.

 

Poesie “espositive”

La poesia su un argomento di studio ha avuto il processo di redazione tradizionale del laboratorio; un ottimo testo che facesse da mentor è stato Cari Estinti di Arianna Papini, costituito da una serie di poesie su animali ormai in via di estinzione o del tutto spariti. Ho scelto questo testo perché, come afferma la Heard, il passaggio cruciale per rendere interessante e coinvolgente un testo non fiction è quello di  “trasformare i fatti in scene”, ovvero far vedere ciò che viene raccontato, che si tratti di mitocondri o di produzione della carta.

Per evidenziare questo processo è stato utile accostare le voci di Wikipedia che parlavano degli animali estinti alle poesie della Papini.

 

I fatti

Picchio dal becco d’avorio da Wikipedia

“È uno dei più grossi componenti della famiglia Picidi: misura 50 cm di lunghezza, ed è superato solo dall’affine picchio imperiale del Messico, che raggiunge i 55 cm.” 

 

Le scene

A. Papini, Il picchio dal becco d’avorio

“Di tutti i picchi ero il più grande e anche il più bello

Secondo solo per grandezza all’imperiale,

Il mio becco per gli indiani era un gioiello

E le mie piume il copricapo abituale.”

 

La poesia Prima le parentesi  è esemplificativa di ciò che ho inteso fare con gli alunni: la poesia parla dell’uso delle parentesi in una operazione algebrica, ma il suo tema è che bisogna operare al meglio, secondo i passaggi necessari, ma le cose potrebbero anche non funzionare, così nella matematica, e nella pallavolo, come nella vita.

 

G.P., Prima le parentesi

Si inizia,

prima

le parentesi

divisioni

moltiplicazioni,

dopo

somme 

e sottrazioni.

Un risultato

per ogni passaggio,

come un risultato

per ogni partita.

Non sempre torna,

come non sempre

tutto va bene.

 

Dopo questo primo livello, in cui la focalizzazione dell’argomento è stato il centro del lavoro, siamo passati al testo espositivo vero e proprio.

Anche in questo caso gli argomenti sui quali scrivere sono stati scelti fra quelli raccolti nella lente dell’investigatore.

 

Per la prescrittura, gli alunni hanno usato quelli che normalmente sono i passaggi che richiedo nello studio della Storia, e cioè:

  1. Cosa devo ricordare (dettagli precisi)
  2. Quali elementi arricchiscono le informazioni essenziali (anche elementi lessicali)
  3. Cosa mi ricorda, quali connessioni posso fare (aiuta a individuare il tema)
  4. Cosa penso io 

Anche in questa occasione mi sono avvalsa di mentor text che permettessero di confrontare un testo espositivo impersonale con uno in cui si sente la voce dello scrittore. Non diversamente da come ho fatto nella poesia, anche in questo caso ho messo in relazione le voci di Wikipedia con i brevi testi espositivi raccolti nel libro 101 cosucce disgustose di Mathilda Masters.

 

Conclusioni

Volendo sintetizzare i risultati di questo percorso di avvicinamento al testo espositivo, farei queste considerazioni: le criticità sono quelle che si riscontrano anche nel testo narrativo, ovvero difficoltà nell’entrare nei dettagli, tendenza a condensare in poche righe ciò che andrebbe detto in modo più disteso (rallentamento), confondere il concetto di voce dello scrittore con il commento non sempre pertinente e la tendenza a “fare gli spiritosi”.

Nonostante ciò, però, quasi tutti i testi avevano un focus preciso e anche il lessico settoriale è stato usato piuttosto consapevolmente. Infine, non si può non dire che abbiano provato a trasformare in immagini i fatti.

I ragazzini di undici anni scrivono con piacere testi espositivi perché offrono loro lo spazio per raccontare le loro passioni. Parlare di materie scolastiche da esperti è come se desse un senso a quanto hanno studiato: amano mettersi dall’altra parte della cattedra ed essere buoni insegnanti.

 

Bibliografia

G. Heard, Finding The Heart Of Nonfiction

 

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