Piccolo prontuario per consulenze di scrittura

Piccolo prontuario per consulenze di scrittura

Come prepararsi alle consulenze di scrittura?

Le consulenze di lettura e scrittura sono uno degli aspetti più affascinanti e al contempo strutturali all’interno del laboratorio: esse nutrono la lettura e la scrittura, aiutano a far crescere lo scrittore e il lettore, contribuiscono al rapporto di fiducia che si instaura tra insegnante e alunno. Di fatto, però, utilizzando le parole di Linda Rief, sono molto più complesse di quanto pensiamo. Gli aspetti più difficili da interiorizzare sono due: non si tratta di correzioni e non hanno una struttura rigida, preconfezionata. Per questo, per fare buone consulenze, serve una buona pratica e tanto esercizio (alcuni anni, secondo i maestri statunitensi). Nelle consulenze si indicano piste, si suggeriscono strategie, si richiama il percorso già svolto, si attiva la metacognizione; ma mentre lo si fa si sostiene e si incoraggia l’alunno o l’alunna che abbiamo di fronte.

Proprio per la loro complessità, gli insegnanti che cominciano con le consulenze si sentono a volte spaesati, oppure insicuri. C’è una consapevolezza che aiuta: abbiamo sbagliato tutti, e continueremo a sbagliare; ciò che importa però è avere chiaro il cammino che si vuole intraprendere, non perdere d’occhio la meta e confrontarci con chi sta già sperimentando da più tempo. Per aiutarsi, almeno all’inizio, si possono rispettare tre regole d’oro: le consulenze sono brevi (5 minuti, 10 in casi eccezionali), mirate (si occupano di un aspetto, non di tutto il testo) e positive (alla fine della consulenza lo studente si sente gratificato e motivato, non ancora più in difficoltà).

All’inizio avere una struttura in testa può aiutare, purché questa non diventi troppo rigida. Una buona consulenza potrebbe, ad esempio, partire dal “Tell me” (1); focalizzare poi l’attenzione sull’aspetto che lo studente vuole rivedere, ricordando di concentrarsi su un unico aspetto rilevante; una volta compreso il problema, o il dubbio, proporre una strategia personalizzata, anche richiamando quelle presentate nelle ML; dare infine un rinforzo, in modo da non lasciarsi mai con parole “negative”, ma solo con parole di incoraggiamento e positività.

Pur tuttavia, le prime volte non ci sentiremo mai abbastanza pronti per le consulenze; esse sono imprevedibili e di fatto noi non possiamo sapere cosa ci chiederà o ci proporrà il ragazzo o la ragazza; non possiamo anticipare tutte le domande e i dubbi che ci verranno posti. Può essere utile, allora, almeno per prepararci mentalmente, distinguere degli ambiti su cui intervenire. In questo modo, potremo almeno avere dei macro contenitori entro cui restringere il campo delle nostre conversazioni. Una pratica altrettanto efficace è quella di registrare, con il permesso dei nostri alunni, alcune delle consulenze che conduciamo con loro. Riascoltandole potremo riflettere sul nostro operato, ragionare sulle possibili alternative che avremmo potuto percorrere ed accrescere il nostro bagaglio di competenze in un aspetto così cruciale del metodo.

 

Gli ambiti di intervento

Gli ambiti proposti non sono prescrittivi; si tratta semplicemente di una guida dettata dall’esperienza.

Ambito 1: organizzazione

Alcuni studenti hanno bisogno, sin dalle prime ore di laboratorio, di organizzare o riorganizzare il lavoro.

Indizi: non scrivono, perdono tempo cercando di chiacchierare oppure fissano il vuoto. Preparano schemi, mappe con la struttura ma non le trasferiscono in bozza. Sono caotici nella gestione dei materiali, confondono taccuino e quaderno, usano fogli sparsi. Continuano a cambiare idea. Durante la consulenza, dimostrano di non avere chiaro il punto di arrivo, non sanno cosa vogliono fare (soprattutto, non sanno come lo vogliono fare)

Strategie consigliate: per questi studenti è importante tornare sulla pianificazione. La dichiarazione di intenti è fondamentale: darsi degli obiettivi, magari anche piccoli, e impegnarsi per rispettarli. Un consiglio che funziona sempre, soprattutto con gli studenti ADHD, è di spezzettare il compito in tanti punti, in modo da vedere l’effettiva progressione del lavoro. Su un altro piano, anche gli organizzatori grafici (come la tabella a T) sono efficaci, perché costringono a mettere su carta in modo ordinato il pensiero. Una volta sul foglio, appare chiaramente se c’è effettivamente qualcosa che non funziona, oppure se il blocco era dovuto a un empasse. Un altro suggerimento può essere quello di esplicitare le parti in cui lo studente ha intenzione di strutturare il testo (ad esempio, nel testo argomentativo, introduzione, tesi, antitesi, argomenti della tesi…). Ancora, per tutti è sempre utile ragionare o riragionare sui testi modello (d’autore o dell’insegnante) che sono stati proposti nella fase di immersione: la scrittura a imitazione a volte sblocca alcune situazioni difficili.

Ambito 2: ideazione

Alcuni studenti faticano a trovare le idee; affermano di non sapere cosa scrivere, pur avendo capito come lo devono fare (leggi la trascrizione di una consulenza sulla prescrittura).

Indizi: fissano la pagina bianca. Utilizzano degli organizzatori grafici ma non li sfruttano, o scrivono qualche parola appena. Hanno più idee, ma a loro sembrano tutte poco importanti o indifferenti; perciò non sanno scegliere. Pur avendo l’idea, sostengono di non avere nulla da dire, come nel caso del testo argomentativo.

Strategie: il primo passo da fare è capire se lo studente o la studentessa è in confusione per mancanza o per eccesso di idee. Nel primo caso, dobbiamo far loro capire che possono parlare di tutto ciò che vogliono, e che nessuna idea è troppo sciocca o banale. Proviamo quindi a stimolarli, a chieder loro a cosa sono interessati; proponiamo di sfogliare il quadernone, o di prendersi qualche minuto per spulciare nella biblioteca di classe. Tutto ciò che fa attivare il pensiero è perfetto: ad esempio, se non sanno trovare un titolo per il loro pezzo, possiamo consigliarli di buttare sulla pagina tutte le parole che sembrano pertinenti, e poi collegarne alcune. Una strategia meravigliosa è “a caccia di tesori nel taccuino”, a cui verrà dedicato un articolo il prossimo mese. Se invece hanno troppe idee, è il caso di procedere con una selezione: “Quale ti sembra meno efficace, e perché? Tra i brani che abbiamo letto, ce n’era qualcuno simile al tuo? Funzionava?” In casi estremi, mi è anche capitato di dare un consiglio ‘a gamba tesa’: “Io senza dubbio scriverei di questo argomento”, “Vedi tu, ma io non trovo buona questa idea”. Alcuni, infatti, sono indecisi e hanno solo bisogno di una conferma da parte dell’insegnante.

Ambito 3: strutturazione/pianificazione

Alcuni studenti consegnano pezzi senza una chiara struttura, magari molto sbilanciati nelle sequenze, oppure già in fase di scrittura sono consapevoli di questa difficoltà e non riescono a pianificare. Affermano di non sapere concludere il pezzo.

Indizi: non fanno mai riferimento alle ML affrontate. Non usano schemi o mappe o organizzatori grafici. Producono testi confusi. Non sono consapevoli nell’individuare degli elementi chiave del loro testo (tesi e argomenti, oppure incipit, spannung, etc). Affermano che una parte specifica non va bene, ma loro non sanno come modificarla.

Strategie: anche in questo caso, come per l’organizzazione, proporre un organizzatore grafico (come la montagna dell’eroe) costringe gli scrittori e le scrittrici a focalizzarsi sul pezzo e a non divagare. In classe è opportuno avere un angolo dei materiali tra cui un raccoglitore con tutte le ML.

Ambito 4: revisione

Alcuni studenti non sono consapevoli nell’uso della revisione.

Indizi: finiscono molto presto il lavoro. Non rileggono, consegnano il pezzo molto in anticipo rispetto ai tempi previsti; se si confrontano le bozze con il pezzo finito, si nota che sono quasi identici. A volte, gli errori sono frequenti e ricorrenti nonostante siano state affrontate ML specifiche su aspetti linguistici.

Strategie: quando ci sono difficoltà nella revisione, si può partire da un punto di forza, ovvero che il testo è concluso. Si tratta perciò di un lavoro che porterà solo a un miglioramento del testo. Le consulenze tra pari, se attivate, sono molto importanti, perché forniscono un immediato feedback allo scrittore e gli permettono di confrontarsi con un pubblico reale. In consulenza si può proporre di lavorare su un singolo aspetto: talvolta gli studenti faticano a revisionare perché vogliono fare tutto assieme per la fretta di concludere. Si può prevedere in questo caso un ritorno alla dichiarazione di intenti, creando un elenco puntato delle operazioni da svolgere (ad esempio: controllo la punteggiatura, controllo le lettere maiuscole/minuscole, etc). La revisione è però anche il momento per operazioni più complesse: il bilanciamento delle sequenze, la revisione del senso del pezzo, etc. Durante la consulenza si può quindi proporre di tornare a controllare la consegna, e far esplicitare allo studente se ha rispettato tutto ciò che era stato richiesto. Resta però inteso che la revisione è un’operazione complessa, che richiede anche una metacognizione notevole (leggi la trascrizione di una consulenza sulla revisione): non abbattiamoci se per la nostra classe all’inizio è faticosa; è del tutto normale.

 

Note

  1. Il metodo “Dimmi”, o “Tell me”, è stato formalizzato da Aidan Chambers: prevede di partire dal punto di vista della persona che abbiamo di fronte, in questo caso l’allievo o l’allieva, senza imporre il nostro punto di vista, facendo così prendere vita a una conversazione che è essenzialmente un dialogo di scoperta. Ne ha parlato in questo articolo Daniela Pellacani.

 

Bibliografia
A. CHAMBERS, Il lettore infinito, Equilibri 2015

L. RIEF, Read, Write, Teach, Heinemann 2014

Per le trascrizioni delle consulenze si ringrazia Silvia Pognante.

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