Letteratura in chiave WRW: crescere lettori critici e competenti

Letteratura in chiave WRW: crescere lettori critici e competenti

È possibile insegnare la letteratura italiana del triennio con l’approccio tradizionale (contesto storico-culturale, biografia dell’autore, spiegazione della poetica, spiegazione dei testi e conclusioni) dopo aver iniziato a studiare e ad applicare il metodo WRW per il biennio? La risposta è no, il cambiamento è irreversibile. 

Per questo, dopo essermi consultata con gli esperti del gruppo IWT, ho deciso di affrontare la letteratura italiana in modalità WRW nelle mie classi finali. Partendo dagli obiettivi e dalle competenze che volevo far sviluppare alle mie classi, ho abbozzato una scelta di argomenti, strumenti e strategie. Tra alti e bassi, cambiamenti di rotta e imprevisti ho sempre tenuto fermo la finalità: formare lettori competenti e critici che riuscissero a comprendere profondamente un testo letterario anche sconosciuto e a ricavarne spunti di riflessione personale, sia in vista dell’esame di maturità, sia per il loro futuro. 

Insegnando in un Liceo Artistico sono partita da un paragone tra pittura e letteratura. Ho chiesto agli studenti: da dove nasce l’arte? Prontamente qualcuno mi ha risposto: “dal bisogno di esprimere un’idea o un’emozione”, “dalla volontà di comunicare”, “da un istinto”, e da qui siamo partiti associando quadri e poesie o brevi passi di prosa per vedere che, come i pittori ottengono effetti diversi usando il colore, i soggetti, le forme ecc., allo stesso modo gli scrittori usano le parole e le storie per un intento ben preciso. È quindi risultato chiaro che dietro ad ogni scelta c’è una motivazione ed è compito del lettore attento trovarla, capirla e confrontarsi con essa.

 

Porto ad esempio il primo modulo dell’anno nella mia classe V conosciuta quest’anno (12 alunni di cui due con programmazione ad obiettivi minimi e uno ad obiettivi differenziati). 

Affrontando il realismo di Zola e il Verismo di Verga abbiamo lavorato su argomento e tema: perché l’autore sceglie di raccontarci questo? Come sceglie di farlo? Quale effetto ottiene sul lettore? Inizialmente abbiamo utilizzato lo schema ad Y (1) per impressioni e domande. Il primo testo che ho letto ad alta voce è stata la parte della fame di Gervaise, tratta da “L’Assommoir” di Zola; ogni tanto mi fermavo e facevo domande dirette alla classe: cosa ci sta descrivendo qui? Perché usa queste parole? Di chi sono i pensieri che stiamo leggendo? La classe inizialmente è rimasta un po’ spiazzata dal doversi confrontare con testi lunghi e dal dover mettere le mani pasta, non era più possibile assopirsi e distrarsi, bisognava lavorare! 

Il passo successivo è stato introdurre l’organizzatore grafico “Come un iceberg” (2) per individuare nel testo argomento (la parte emersa, facilmente accessibile) e tema (la parte sommersa, che bisogna ricavare dai segnali nel testo). Il clima è stato da subito collaborativo, la novità di confrontarsi direttamente con il testo è stata presa come una sfida e la classe, solitamente un po’ timida, ha iniziato ad apprezzare il fatto di “pensare ad alta voce”. Lo studio della letteratura è proseguito con il verismo e Verga; una volta sezionati i testi, ci siamo confrontati sulle idee centrali, ho introdotto solo successivamente alcuni elementi della biografia (che in gran parte i ragazzi avevano già ipotizzato) e dato un quadro un po’ più organico della poetica. Al momento di trovare connessioni abbiamo ragionato sulle idee di progresso, famiglia, darwinismo sociale, valori che cambiano (Primo Levi, Squid game ecc). Ho iniziato ad introdurre dei brevi “lampi di scrittura” con domande stimolo per abituarli a mettere le idee sulla pagina e a riflettere in maniera critica. Per concludere ho proposto l’organizzatore “L’autore in una pagina” (3), che ha permesso ai ragazzi di manipolare e riorganizzare tutte le informazioni e le tecniche incontrate in uno schema creativo. Da qui in poi queste strategie sono diventate routine: leggo il testo, la classe si attiva con le proprie impressioni anche in modalità quick write, cerchiamo di capire il tema (a volte a coppie o in gruppo) e dove l’autore lo nasconde, quali tecniche utilizza (per questo lavoro abbiamo usato strategie di lettura attenta o close reading).

In poesia ci siamo dedicati a “sciogliere” i nodi delle figure retoriche: perché il poeta usa proprio queste parole? Che effetto hanno le figure retoriche sul lettore? I simboli hanno lo stesso significato per tutti? Una volta che i testi dell’autore sono diventati “nostri”, le connessioni vengono spontanee e sono per me l’occasione di proporre autori del Novecento che so già non riuscirei a proporre in un programma tradizionale (poesie di Sbarbaro e Campana in connessione con Pascoli e D’Annunzio ad esempio). Una volta che gli alunni sono diventati lettori attenti, ho iniziato a strutturare le osservazioni per arrivare alla produzione di un commento letterario. Dopo averle praticamente ignorate per mesi, abbiamo iniziato a confrontare le nostre analisi con quelle proposte dal libro di testo che sono diventate i nostri mentor text: ne abbiamo analizzato struttura e lessico per costruire una scaletta da utilizzare. 

L’anno volge al termine, gli esami tanto temuti si avvicinano e il bilancio di questo percorso è molto positivo: la classe adesso sa affrontare un testo in autonomia, ha compreso e studiato i caratteri delle maggiori correnti letterarie e ricorda con facilità quanto detto dai/dei vari autori. 

Questa metodologia è anche molto inclusiva; come detto, nella mia classe ci sono due persone che seguono una programmazione per obiettivi minimi e una per obiettivi differenziati, ognuno lavora al proprio ritmo, dà il proprio contributo e sente che la propria voce è importante per la classe. È stato bello vedere che continuavano a confrontarsi sui temi emersi anche al termine della lezione. 

Pensando al prossimo anno ci sono però alcuni aspetti a cui dedicherò sicuramente una maggiore attenzione, primo tra tutti il tempo. Lavorare bene richiede tempo, tanto tempo in più rispetto al semplice spiegare e chiedere alla classe di svolgere gli esercizi a casa e studiare. Tempo per prepararsi e tempo per lavorare in classe. Pensare di affrontare un programma di dieci autori con tutti i loro testi in questa modalità è impensabile. Per me è stato complicato decidere cosa sacrificare e in alcuni momenti ho pensato che avrei dovuto fare di più. Serve molta organizzazione ed è necessario trovare una visione chiara ma flessibile, un percorso che consenta deviazioni in caso emergano spunti interessanti da seguire. Su questo ho molto da imparare. Il secondo aspetto da riconsiderare riguarda la valutazione, perché le verifiche tradizionali di nozionistica non si accordano bene con questo tipo di lavoro; non avrebbe avuto senso insistere su una biografia o un elenco di opere studiate a memoria, quindi ho preferito utilizzare rubriche di processo ed esposizioni orali, valutando la qualità e la quantità dei materiali prodotti, la partecipazione e facendoli scrivere molto. Anche qui organizzazione ferrea per tener nota di tutto e per far capire ai ragazzi (che se ne accorgono presto da soli) – e a volte anche ad alcuni colleghi – che lavorare in questo modo non vuol dire lavorare di meno, anzi! Posso concludere dicendo che affrontare la letteratura in chiave Writing and Reading Workshop significa mettersi in discussione, studiare moltissimo, lasciare la zona sicura per navigare ben attrezzati in un mare a volte in tempesta, ma è sicuramente la strada giusta da seguire perché i nostri studenti sviluppino competenze per la vita. 



Note di redazione

1) Su questo organizzatore si rimanda all’articolo di Silvia Pognante Il bastone del rabdomante.

2) L’organizzatore Come un iceberg è presente nel libro Leggere comprendere condividere di Linda Cavadini, Loretta De Martin e Agnes Pianigiani. Un esempio di schema compilato è contenuto, ad es., nell’articolo di Agnese Pianigiani Come scelgo un racconto da leggere in classe.

3) Si tratta della rielaborazione di “Il personaggio in una pagina” (cfr. Leggere comprendere condividere), sull’esempio dell’organizzatore proposto da Silvia Pognante nell’articolo Ricominciamo da noi nel suo blog Laboratorio di parole. Sono entrambe forme di One pager, organizzatore grafico di sintesi di un percorso, di cui si parla nell’articolo di Maria Aprosio Tutto in una pagina (applicato lì alla presentazione di libri letti).

 

Giada Salvarani – Insegno lettere al Liceo Artistico e sono una mamma. Queste due avventure sono cominciate entrambe nel 2015: da allora insegno, imparo e cerco di migliorarmi ogni giorno.

 

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