Incontro di strategie: a caccia di parole poetiche.
Con l’intenzione di ricominciare a parlare di poesia in classe – classe seconda di scuola primaria – riprendo in mano il testo di Georgia Heard, “Awakening the heart”, e mentre leggo la sua proposta di attività dal titolo “Treasure Hunt for Poetry”, la mia mente la collega (Connessione!) ad una strategia di Jennifer Serravallo che i bambini conoscono già molto bene, la “Caccia al tesoro delle parole”.
Questa strategia porta i bambini prima alla costruzione del significato attraverso le immagini, poi dà loro l’opportunità di esercitare le abilità nel riconoscere parole e lettere con la lettura a prima vista. Dopo aver cercato di capire la storia attraverso le illustrazioni, i bambini tornano indietro per trovare il tesoro: le parole che hanno ipotizzato presenti nel racconto. I bambini possono trascrivere le parole (con i più piccoli anche semplicemente le lettere) riconosciute in un disegno come questo.
Domande guida della strategia
- Leggiamo la storia, prima guardiamo le illustrazioni per capirla.
- Controlliamo la pagina. Ci sono lettere o parole che conosci?
- Mostrami le parole che riconosci nella pagina.
- Andiamo a caccia del tesoro? Forse nel racconto ci sono lettere o parole che riconosci. Scrivile nel forziere.
Lo scorso anno, in prima, ho proposto più volte la “Caccia al tesoro delle parole”, all’inizio per stimolare i bambini all’abbinamento delle parole con le immagini (lettura a prima vista), più avanti per consolidare la lettura e ancora un’altra volta per la lettura in script e in corsivo.
Comincia così a prendere spazio nella mia testa un’idea, l’idea che potrei incrociare la strategia con cui i bambini hanno una buona familiarità alla proposta di poesia della Heard. Consolidare le strategie imparate è efficace, rassicura i bambini e li rende autonomi, ed inserire delle novità in un’attività di cui si sentono autonomi permette loro di compiere un passo avanti.
Pianifico quindi il lavoro partendo da un’attenta selezione dei materiali – è importante leggere in anticipo i materiali che diamo ai bambini in modo da non incorrere in ricerche troppo difficili per loro. Cerco diversi libri, albi illustrati e brevi racconti di narrativa, mi immergo nella lettura per provare in prima persona la ricerca che i bambini dovranno fare in classe.
Intanto a scuola, leggo ad alta voce alcune poesie e riprendo il discorso sulla poesia richiamando la lettura “Federico” di Lionni, su cui avevamo svolto una bella conversazione alla fine dell’anno precedente. Ci eravamo chiesti chi è il poeta e cosa fa, i bambini avevano risposto che ”il poeta gioca con le parole, si prende cura delle parole”; così ora chiedo loro come sono le parole “poetiche” e se secondo loro è facile riconoscerle. In molti rispondo che le parole delle poesie sono parole “vecchie”, che “si usano poco”, che “non si ascoltano spesso”. Leggo ad alta voce qualche poesia e così qualcuno suggerisce che le parole delle poesie sono “diverse”, “ci fanno vedere cose diverse”, “ci fanno emozionare”.
Il giorno successivo riprendiamo quello che abbiamo detto insieme e mostro ai bambini il cartellino in cui ho fissato le loro scoperte:
Riconosco una parola o una frase poetica perché:
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Sono tutti d’accordo, ma rimangono un po’ sorpresi quando annuncio loro che con questi indizi andremo a scovare le espressioni poetiche nei libri e nei racconti; alcuni di loro credono che sarà difficile, per questo propongo per prima cosa una “sfida collettiva”. Io rileggerò ad alta voce un libro che tutti conoscono: “Compagno orsetto”di Mario Rigoni Stern, e loro dovranno fermarmi – dovranno urlare “STOP!” (l’idea dell’urlo conquista sempre) ogni volta che secondo loro leggo un’espressione poetica.
All’inizio li vedo esitare, le prime volte sono io a guidarli rallentando o cambiando il tono della voce quando leggo i punti chiave, quasi suggerisco loro che mi devono fermare. Ma bastano un paio di volte e li vedo più sicuri, procedo più spedita e molti di loro non esitano più e mi fermano senza dubitare. Ogni volta ci fermiamo chiedendoci se quel punto è poetico e cosa ce lo fa capire, controllando e indicando l’indizio sul nostro cartello.
Alla fine dell’attività sono piuttosto soddisfatti, hanno capito come muoversi e accolgono piacevolmente l’idea di ripetere l’attività, sempre svolgendola insieme, su una lettura che non conoscono ancora. Leggo ad alta voce “Giulia e il pirata” di Guido Quarzo, le modalità sono le stesse di prima, la storia è nuova e richiede una maggiore attenzione, ma i bambini raccolgono la sfida e riescono a individuare i passaggi che anche io avevo individuato.
Il giorno successivo la sfida invece è tutta loro: organizzo cinque gruppi e distribuisco i libri che avevo selezionato, più un libro che un bambino ha portato da casa e che è adatto allo scopo (questo mi dimostra che ha ben compreso il lavoro svolto); distribuisco i forzieri della Serravallo (l’organizzatore grafico della Caccia al tesoro) e ogni gruppo dovrà mettere nel forziere le espressioni poetiche che riconosce all’interno dei libri. Mentre loro lavorano, io passo nei gruppi e in alcuni casi li vedo confrontarsi e controllare se stanno seguendo gli indizi giusti.
Al termine dell’attività condividiamo insieme le espressioni che i bambini hanno “catturato” e le raccolgo per loro su un cartellone. Decido poi di seguire la proposta della Heard di preparare un segnalibro: ho disposto strisce di cartoncino, i bambini scelgono un’espressione poetica tra quelle scoperte, la copiano e fanno un’illustrazione, creando così il loro segnalibro. Sul retro devono ricordare di appuntare il titolo e l’autore del libro.
Nelle settimane successive, durante il momento della lettura autonoma, un bambino si avvicina per chiedermi un post-it: nel suo libro ha trovato “una frase poetica” che vuole ricordare, è solo l’inizio di una caccia al tesoro che ora possono fare anche da soli.
Bibliografia:
Sogno da sempre di abitare al mare, ma per ora vivo e lavoro a Parma. Insegno in una scuola primaria dove ho il privilegio di tornare ogni giorno un po’ bambina.