Immergersi nei testi: scrittori in infusione
When they have opportunities to observe
and identify the features of a kind of writing,
it’s more likely they’ll produce effective,
meaningful versions of their own (1).
Nancie Atwell
Fin da piccola sono sempre stata una lettrice molto strana. Rientravo perfettamente nella definizione di “settoriale”: non tanto perché selezionavo accuratamente le mie letture, tutt’altro – ho sempre letto tutto quello che trovavo in giro – ma perché finivo per immergermi in modo totale e quasi ossessivo in quello che mi piaceva. In un genere, in una tipologia testuale (chi non ha passato il periodo dei libri degli animali o dei manuali?) oppure nelle opere di un autore, di cui alla fine leggevo tutto.
Durante questi periodi di totale immersione, mi veniva del tutto spontaneo imitare lo stile e il linguaggio delle mie letture nel taccuino o nei temi che la maestra ci faceva scrivere ogni settimana. Per questo, quando ho letto che Nancie Atwell consigliava proprio di utilizzare con i ragazzi una modalità del genere, memore del mio periodo di appassionata di Topolino, non ho potuto che unirmi ad Archimede Pitagorico nel gridare il mio Eureka!
Da quattro anni ormai faccio precedere ogni modulo di scrittura laboratoriale dalla fase di immersione nei testi, e ritengo che sia un passaggio fondamentale per ottenere degli scritti efficaci e ben costruiti. In questo articolo spero di riuscire a fugare alcuni dubbi a proposito.
In cosa consiste la fase di immersione?
Prima di iniziare a scrivere, i ragazzi devono conoscere il genere o la tipologia testuale che stanno per affrontare. Nella metodologia del Writing and Reading Workshop l’insegnante non presenta in modo teorico le caratteristiche dei vari tipi di testi, ma lascia che siano i ragazzi a scoprirle da soli.
Nancie Atwell, nella sua opera fondamentale In the middle, usa più volte la metafora della marinatura: esorta i docenti a “lasciare in infusione” i ragazzi dentro i testi, affinché possano coglierne i tratti essenziali.
Ecco in cosa consiste la fase di immersione: proporre ai nostri alunni la lettura di molti testi del genere o della tipologia testuale di cui stanno per affrontare la scrittura, in modo che ne possano essere plasmati anche solo per esposizione diretta.
A cosa serve? Quali competenze vengono messe in gioco?
L’immersione è il momento in cui i ragazzi devono far convivere la “lettura da lettori” con la “lettura da scrittori”. Entrambe queste competenze devono essere messe in gioco e sta all’insegnante stimolarle al meglio.
È quindi importante in primo luogo far riflettere i ragazzi sul contenuto del testo e ricostruirne le vicende, analizzare insieme a loro l’evoluzione dei personaggi, far emergere le possibili contraddizioni e riflettere sul loro ruolo nella trama.
Possiamo anche proporre dei quickwrite che guidino gli alunni nell’identificazione con i personaggi e nella connessione con la propria vita: queste annotazioni costituiranno un patrimonio prezioso da cui prendere spunto per i loro prossimi pezzi.
Allo stesso tempo è necessario far abituare i ragazzi a leggere i testi “con gli occhiali dello scrittore”: con gradualità dovranno imparare a riconoscere le tecniche utilizzate dai vari autori, ad analizzare il linguaggio, il ritmo della narrazione e tutti gli elementi che rendono i testi proposti dei buoni mentor text. Sarà importante ribadire più volte che “rubare” i trucchi del mestiere in questo caso non solo non è sbagliato, ma è proprio lo scopo del nostro lavoro.
Quali testi leggere durante la fase di immersione?
Dobbiamo proporre ai nostri ragazzi testi dello stesso genere o tipologia testuale di cui poi andranno a scrivere.
La scelta è affidata all’insegnante, che selezionerà testi “interi” (quindi racconti o articoli) che ritiene adatti per i suoi studenti dal punto di vista strutturale e del linguaggio. Per l’autobiografia è difficile trovare testi con tali caratteristiche, pertanto saremo talvolta costretti a ricorrere ad estratti: i brani dovranno in ogni caso avere una struttura ben riconoscibile, con un inizio e una conclusione.
I testi serviranno da modello per la scrittura dei nostri alunni: è perciò importante che presentino caratteristiche ben riconoscibili ed un linguaggio di buon livello, senza però risultare troppo alti, cosa che potrebbe scoraggiare l’imitazione da parte degli alunni. Per questo solitamente sconsigliamo l’uso della letteratura come mentor di scrittura, se non in alcuni casi specifici e piuttosto limitati.
Particolarmente efficaci risultano i testi scritti dai loro coetanei oppure dallo stesso docente: gli alunni li sentono molto vicini alla loro sensibilità e ne vengono sempre incuriositi.
Per iniziare ad avvicinare i nostri ragazzi ad un genere letterario o ad una tipologia testuale, possiamo anche proporre la lettura di albi illustrati. Di solito catturano l’attenzione di tutti e riescono a coinvolgere, grazie alle immagini che arricchiscono il testo, anche gli alunni più deboli.
In alcuni casi, soprattutto per percorsi di fiction, può essere utile accompagnare la fase di immersione vera e propria con la lettura di un romanzo dello stesso genere che intendiamo proporre nel laboratorio di scrittura. Un’attività di questo tipo sicuramente rafforza la conoscenza dei meccanismi narrativi tipici del genere, ma deve comunque sempre essere affiancata da racconti più brevi in cui la struttura sia evidente.
Qual è il ruolo del docente durante la fase di immersione?
Durante la lettura dei testi proposti per l’immersione l’insegnante, soprattutto in caso di ragazzi molto piccoli o del tutto inesperti di laboratorio, farà modeling con il suo thinking talking. L’obiettivo è di insegnare agli alunni a leggere da scrittori, individuando tecniche, strutture e strategie. Dopo la lettura guidata dei primi brani, l’insegnante lascerà sempre di più l’iniziativa agli alunni, favorendone così l’indipendenza.
In caso di alunni esperti, invece, i testi possono essere tutti lasciati alla libera lettura degli alunni, che ne annoteranno le caratteristiche sul taccuino. È preferibile svolgere l’immersione totalmente in classe, anche se possono essere forniti alcuni brani di supporto a casa.
Quanto dura la fase di immersione?
La durata dell’immersione dipende da alcune variabili: l’età degli alunni, la loro esperienza di laboratorio, il genere affrontato. Solitamente vengono proposti da cinque a otto testi in prosa, mentre per la poesia i testi selezionati possono essere anche molti di più.
E dopo la lettura dei testi scelti?
Dopo la lettura dei testi, i ragazzi dovranno individuare le caratteristiche del genere o della tipologia testuale. Gli alunni esperti avranno già il taccuino pieno di annotazioni e appunti sparsi: per questo solitamente l’insegnante chiede ai ragazzi prima di riordinare le idee singolarmente, poi propone il confronto con un compagno di banco e infine fa raggruppare gli alunni a isole di quattro. Ogni nuova idea che scaturisce dal dialogo contribuisce ad arricchire la lista di caratteristiche che ogni ragazzo sta stilando sul proprio taccuino. Alla fine l’insegnante chiederà la condivisione delle idee a classe intera e scriverà quanto emerso alla lavagna, in modo da formare una lista unica, che poi il giorno successivo fornirà agli alunni scritta al computer da incollare sul quaderno.
Per gli alunni meno esperti si possono prevedere delle domande-guida che ne orientino l’osservazione senza però condizionare troppo le loro riflessioni.
A conclusione del percorso di scrittura, quando i ragazzi mi consegnano i loro testi insieme a tutte le bozze, finisco sempre per sorprendermi a scoprire richiami, più o meno volontari, ai testi dell’immersione. I ragazzi hanno assorbito la struttura, il lessico, le scelte stilistiche di quanto abbiamo letto in classe confermando di fatto quanto sostiene il maestro Steven Pinker: “Si impara a scrivere individuando, assaporando e analizzando esempi di buoni testi”(2).
(1) Quando gli alunni hanno la possibilità di osservare e identificare le caratteristiche di un certo tipo di scrittura, è più probabile che anche da soli producano testi efficaci e significativi. Nancie Atwell, In the middle, pag 314.
(2) Steven Pinker, The sense of style, Penguin, 2014.
Vivo a Siena, la città in cui sono nata. Corro da un’aula all’altra dell’IC “Jacopo della Quercia” con le scarpe da ginnastica, uno zaino (troppo) pieno di libri e mille idee nella testa. Leggo tutto quello che trovo, non studio mai quanto vorrei, consumo penne, quaderni, gomme e pennarelli. Sono grata ogni giorno alla vita perché faccio il mestiere più bello del mondo.