Il suo piede destro. Come un albo diventa cerniera tra tipologie testuali non fiction
Nei miei percorsi di WRW negli ultimi anni mi viene sempre più spontaneo lavorare in maniera interdisciplinare e, nel modulo sulla non fiction, provare a cambiare progressivamente la rotta, da una tipologia testuale a un’altra.
L’ho fatto in questi giorni di didattica a distanza in prima, virando dal regolativo all’espositivo (ma questa è un’altra storia e si dovrà raccontare un’altra volta (1)), l’ho proposto due anni fa in terza, in un percorso lungo che passava gradualmente dall’espositivo (in lettura e riscrittura) all’argomentativo (in scrittura) attraverso i temi dell’Agenda 2030. La transizione doveva arrivare ad alimentare la fase di prescrittura dell’argomentativo, esercitando le competenze di comprensione e sintesi in lettura in articoli espositivi sugli obiettivi dell’Agenda all’interno di una sitografia data.
Zoom sul percorso
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Innanzitutto gli studenti avrebbero dovuto selezionare articoli di interesse, raccogliere dati su una tabella (non con la strategia KWHL(2) usata l’anno prima nella fase di prescrittura, ma attraverso una documentazione più semplice della ricerca: n. obiettivo Agenda – argomento – link – parole chiave – connessioni con argomenti studiati).
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In coppie di interesse, avrebbero dovuto consultare i testi selezionati e sceglierne uno da riscrivere adattandolo a un destinatario della loro età, in un processo di scrittura e revisione collaborativo. La sintesi e riscrittura di un testo era anche la competenza che avevamo scelto di testare nello scritto d’esame per la tipologia C.
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Avevamo poi proseguito con l’Immersione nel genere argomentativo (vedi sotto).
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Le ML di scrittura, da un lato, andavano a costruire competenze di scrittura argomentativa, recuperando elementi anticipati col debate in seconda. I focus grammaticali, dall’altro, si proponevano di supportare la sintassi del periodo e i connettivi per migliorare la revisione testuale.
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A questo punto gli studenti avrebbero dovuto individuare un claim, una posizione rispetto al topic per trasformare in argomentativo il testo scelto, riarticolando i contenuti rielaborati in una tabella con argomenti a favore e argomenti contrari cercando ulteriori fonti frutto di ricerca (Affermazione – pro – fonte pro – contra – fonte contra).
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In un esercizio di debate a gruppetti avrebbero testato l’argomentazione, alternandosi nei ruoli (2 pro, 2 contra, 1 giuria).
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Infine ciascuno avrebbe proceduto a scrivere il suo pezzo argomentativo.
L’albo come cerniera
Nella fase di immersione dell’argomentativo avevo scelto alcuni discorsi su temi di attualità, come quelli ormai classici di Martin Luther King, Steve Jobs, Obama, presenti in molte antologie scolastiche, o altri venuti in quel periodo alla ribalta, come gli interventi di Greta Thumberg in consessi internazionali. Aldilà della varietà delle tematiche offerte, volevo, tuttavia, fornire un modello che in maniera più evidente fungesse da “cerniera” tra le due tipologie testuali, che aiutasse gli studenti a capire che potevano utilizzare come mattoni per costruire la loro argomentazione le informazioni che nel tempo avevano approfondito e di cui erano diventati esperti. La padronanza del tema, infatti, aumenta l’efficacia del testo persuasivo.
La folgorazione è avvenuta quando ho letto l’albo da poco pubblicato, scritto da Dave Eggers, noto autore, promotore culturale e attivista per i diritti umani, e illustrato da Shawn Harris: Il suo piede destro (Her Right Foot, qui il booktrailer dell’editore americano Chronicle books). La consuetudine e la forte motivazione dei miei studenti a lavorare con gli albi mi avrebbe certamente aiutato a chiedere loro di stare molto sul testo.
L’albo riporta informazioni “vere” sulla Statua della Libertà, lo assicura il narratore stesso ai lettori con cui dialoga: “è un libro basato sui fatti” (a factual book, dice il testo originale). È un testo non fiction che pone quesiti e offre dati al suo pubblico (forse avete sentito parlare di… sapevate che…?), che coinvolge e incuriosisce. Leggendolo con attenzione ci si accorge che, esattamente dalla metà, il testo – dopo aver fornito molte informazioni e curiosità su dimensioni, materiali, fasi di ideazione e costruzione della statua, origine francese e trasporto negli USA – si focalizza su un particolare meno evidente di altri (il piede destro alzato) e comincia a lanciare al pubblico interrogativi che conducono a una tesi. Attraverso il simbolo della Statua della Libertà che rappresenta la Nazione, Eggers esprime il suo messaggio di accoglienza, impegno civile e tolleranza e, implicitamente, la sua posizione sulla politica statunitense in tema di emigrazione, nel momento in cui il Presidente Trump faceva erigere muri e stendeva fili spinati ai confini. Cosa potevo chiedere di più? Si trattava a quel punto di condurre passo passo i ragazzi dentro la lettura profonda del testo.
Non mi avventurerò qui in una recensione dell’albo (rimando tra le altre a quelle pubblicate su blog di letteratura per bambini Galline volanti o Milkbook, o sulla rivista di didattica interculturale Sesamo, o su magazine on line come Panorama o Luuk), ma vi riporterò indietro nel tempo in classe con me, per raccontarvi come ho lavorato con l’albo, scavando insieme in profondità tutti i suoi elementi insieme agli studenti, specialmente nel passaggio verso contenuti e struttura della seconda parte.
Dentro l’albo
Come sempre con un albo, se non ho con me più copie, leggo prima una volta ad alta voce tenendo il libro rivolto verso gli studenti e chiedendo a uno di loro di scorrere contemporaneamente le pagine alla LIM. Poi rileggo e invito all’osservazione, modello il thinking talking, annotiamo sul taccuino e alla LIM impressioni. Poi procediamo con gli altri elementi dello schema ad Y. Forti di questa prima lettura, ci siamo addentrati ulteriormente nel testo.
Raccogliendo le informazioni in una tabella a due colonne (informazione – riferimento nel testo: parole e immagini) abbiamo notato più chiaramente che a un certo punto la parte informativa terminava. Poco prima di smettere, l’autore si proponeva di illustrare i simboli legati alla statua.
Comparando queste osservazioni con gli elementi grafici annotati, è saltato all’occhio che ciò corrispondeva al punto in cui nel disegno si verifica il passaggio di colore dal marrone al verde, riferito nel testo all’ossidazione della statua di rame avvenuta una volta montata negli USA.
Questo scarto cromatico, giustificato, dunque, da un dato di fatto, diventa però a un certo punto lo sfondo a quello che è (fisicamente e concettualmente) “il punto centrale di questo libro”, scritto in due riquadri bianchi, dove l’autore dialoga coi lettore e crea una grande attesa. Sono le due uniche pagine dove non ci sono elementi figurativi, ma solo quel passaggio di colore che diventa concettuale. E dove per la prima volta si parla dei piedi, il tema del titolo.
Al punto in cui si è arrivati, sembra ci sia rimasto da presentare un solo simbolo, quello del piede più “noto” che si slaccia dalle catene e si libera. Ma l’autore deve parlarci dell’altro piede. “Che cosa notate quando osservate questa immagine?”. Non serve che sia l’insegnante a chiedere. L’autore stesso sembra saltare fuori dal libro e attivare nei lettori la thinking routine “see – think – wonder”: cosa vedi – cosa pensi – cosa ti domandi. Della parte dietro del piede destro, del perché si trovi in quella posizione, va capito il significato, visto che non è codificato dall’opinione comune. Harris ci porta proprio sotto quel piede, insieme alla guardia che la osserva a lungo stupito, insieme al bambino che prima lo nota e poi lo indica, come se fosse quella la prima volta in cui viene osservato davvero.
“Fermiamoci qui a riprendere fiato, e riflettiamo. / Discutiamone”. Insieme alla folla multietnica raffigurata nel testo (immagine del melting pot) anche noi cominciamo a ragionare. Ma a guardar bene l’autore introduce un elemento e ci invita a considerarlo, ma lì per lì rischia di passare inosservato: “Parliamo del fatto che questa è la scultura più grande di tutto il Paese, il simbolo più iconico degli Stati Uniti d’America. Parliamo del fatto che questa statua ha accolto milioni di visitatori e immigranti negli USA”. Le immagini mostrano persone di varie etnie che discutono. Poi il testo ci distrae, la gente parla di un sacco di aspetti della Statua “ma nessuno parla del fatto che cammina”. C’è stupore per questo particolare, i dati sul peso e le dimensioni contrastano con tale dettaglio e ne enfatizzano l’incredibilità. L’esortazione a pensare ci ha condotto, però, in un cambio di tipologia testuale. Eggers sta via via diminuendo le informazioni, per passare a costruire ipotesi. La domanda principale è: “dove sta andando?”. Nella pagina senza immagini si era aperta una scommessa col lettore, e l’autore, attraverso un procedere per interrogativi, comincia a dar voce a una serie di ipotesi, anch’esse interrogative, che catturano l’attenzione mentre fanno sorridere, anche perché le illustrazioni ce le fanno visualizzare mostrandone la comicità. Si cerca di capire dove la statua sta andando e perché. Di fronte ad un’apparente inconcludenza delle ipotesi si prova a ritornare ai fatti: “sappiamo che le catene…” ma non abbiamo apparentemente dati certi tra le cose che sappiamo che ci aiutino a rispondere a questo nuovo, incessante quesito. Un’altra pagina senza immagini si affianca quella della gamba alzata e si ritorna a centrare l’attenzione su “quel piede destro” stranamente ignorato.
A quel punto l’autore propone la sua tesi: “ecco un’idea, una teoria, un promemoria”. E riprende quel discorso introdotto prima, quando ci aveva invitato a riflettere. “Se la statua della libertà è un simbolo, appunto, di libertà, se la Statua della Libertà ha accolto milioni di immigranti negli Stati Uniti, allora come può restare ferma?”.
Una volta individuata la tesi gli studenti sono andati a smontare la struttura argomentativa del testo:
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Argomento 1 – La libertà dall’oppressione richiede azione, non si può rimanere fermi “come statue” (!)
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Argomento 2 – La Statua è stata costruita per accogliere milioni di immigranti, non può finire questa accoglienza.
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Argomento 3 – La Statua stessa è un’immigrata, per questo cammina “per accogliere chi è povero, chi è stanco, chi lotta per respirare libero”.
Con l’ultima frase, Eggers dà risposta alle domande sul perché e sul dove: “Non si accontenta di aspettare, deve andargli incontro in mare aperto”.
Il testo è finito, ma ci mancava qualcosa. Dovevamo scendere ancora a livello dell’interpretazione. Allora siamo tornati a decifrare i simboli.
In una T-Chart (“dal testo – dalla testa”) (3) abbiamo ripercorso tutti i simboli proposti arricchendoli di connessioni con conoscenze derivate da esperienze personali o dallo studio: il libro con la data della Dichiarazione d’Indipendenza, che dice che tutti gli uomini hanno diritto alla libertà alla felicità; la luce che si lega al titolo della Statua, “La Libertà che illumina il mondo”; le catene spezzate, simbolo di un cammino di liberazione più lungo del previsto (l’indipendenza, ma anche l’abolizione della schiavitù, anche se sarebbe proseguita per decenni la segregazione razziale). Passando in rassegna tutto ciò si è ricostituita davanti ai nostri occhi l’identità valoriale di una nazione. A cui va aggiunto un altro elemento, che Eggers inserisce in maniera forte nel legame con l’immigrazione.
Anche se il testo è finito, dunque, e non ci sono altre parole, il messaggio ha dell’altro: va ridefinito il significato del simbolo più grande. Se torniamo indietro alla struttura della “seconda parte”, non ci sarà sfuggita l’importanza data alla ripetizione (che riporta al fulcro della riflessione) del fatto che la Statua è il simbolo degli Stati Uniti; se stiamo dietro alla forma dialogica e al procedere per interrogativi, viene spontaneo, al lettore esperto di inferenze, operare un sillogismo: se la Statua è gli Stati Uniti, e se Stati Uniti – come la statua – sono l’esito di migrazioni (anche questo è un fatto incontrovertibile), allora gli USA devono muoversi per liberare dalle oppressioni, continuare ad accogliere migranti, accogliere chi è povero, stanco e deve tornare libero.
Ecco che avevamo pronto un bello spunto di dibattito. Ma anche il nostro modello di scrittura.
Note
1. Chiaramente la nota citazione è tratta da M. Ende, La storia infinita.
2. Si tratta di una strategie per organizzare in una tabella le informazioni per una ricerca: Know (cosa so) – Want (cosa voglio imparare) – How (come posso farlo) – Learned (cosa ho imparato).
3. La T-Chart è una tabella a 2 colonne. Nella fattispecie quella proposta da me abbina con un gioco di parole elementi ricavati dal testo con riflessioni personali (cfr. strategia di lettura n. 13.12 di Serravallo).
Bibliografia
Dave Eggers – Shawn Harris, Il suo piede destro, Mondadori, 2018.
Jennifer Serravallo, The Reading Strategies Book, Heinemann, 2015.
Ron Ritchhart – Mark Church – Karin Morrison, Making Thinking Visible, Jossey-Bass, 2011.
Approfondimenti
Intervista di Eggers all’uscita del suo libro negli USA nel 2017 nel sito wbur.org.
“Mamma, ma tu e papà che classe fate?” chiese una delle mie figlie da piccola, sentendoci dire che andavamo a scuola. Ora andiamo in 2 alla secondaria di I grado e in 3 al liceo: viviamo da anni dentro un curricolo verticale, tra libri, albi illustrati e device. Per gli studenti sono la Rama. Abito e lavoro intensamente ad Ancona, online e qualche volta in trasferta; studio, progetto, scrivo, sperimento e condivido.