Circoli di lettura distopici per interpretare il presente

Circoli di lettura distopici per interpretare il presente

The life where nothing was ever unexpected. Or inconvenient.
Or unusual. The life without colour, pain or past.
(L. Lowry, The Giver)

I book club

Uno degli ingredienti fondamentali della dieta equilibrata del lettore sano e in salute sono i circoli di lettura, i cui membri condividono la lettura dello stesso libro e dedicano tempo alla conversazione sul quel libro durante e dopo la lettura.

Durante l’anno scolastico i book club si alternano nel reading workshop con la lettura individuale e quella corale. Infatti, se la lettura individuale permette di sviluppare interesse ed autonomia nella lettura e la lettura corale amplifica il potere di una classe di lettori che legge e studia uno stesso testo nello stesso momento, i circoli offrono l’opportunità di essere coinvolti in una comunità di lettori che conversa di letteratura senza la mediazione costante dell’insegnante. Le tappe fondamentali dei circoli di lettura sono:

  • presentazione libri e iscrizione ai club di lettura
  • lettura individuale e conversazione all’interno del gruppo
  • discussione finale all’interno del gruppo
  • presentazione di un prodotto o book talk a cura del singolo gruppo.

Lo scopo fondamentale di quello che Serafini chiama “literature study group” è aiutare gli studenti/apprendisti lettori a “scavare in profondità in un selezionato pezzo di letteratura, analizzarne la struttura e gli elementi caratterizzanti insieme allo stile dell’autore e alle tecniche di scrittura utilizzate” (1).

Nella conduzione e realizzazione del percorso che illustrerò in questo articolo sono evidenti molti adattamenti e variazioni rispetto al formula originaria del book club, scostamenti dovuti alla Dad che ha reso impossibile ad esempio la “circolazione” dei libri per il secondo “giro” dei circoli. Ma il cuore e il senso dei book club, ovvero conversazione, confronto e mediazione di opinioni ed idee, sono rimasti intatti anche a distanza. In generale, anche le linee guida che secondo Pernille Ripp ispirano i circoli di lettura sono rimaste invariate:

  • i book club devono rispettare l’identità di lettore di ciascuno;
  • i book club devono essere esperienze di qualità;
  • i book club devono dare l’opportunità di conversazioni autentiche, non guidate dall’insegnante;
  • l’esperienza dei book club deve aiutare gli studenti a crescere come lettori, pensatori ed esseri umani.

I book club distopici

Ormai da qualche anno ho l’abitudine di dedicare i circoli di lettura dell’ultimo anno (terza media) al genere distopico perché offre infiniti spunti di riflessione e innumerevoli connessioni con i grandi temi del XX secolo e le irrisolte questioni del mondo contemporaneo: gestione del potere, manipolazione dell’opinione pubblica attraverso i mezzi di comunicazione, distribuzione delle risorse in un mondo globalizzato, utilizzo della tecnologia, cambiamenti climatici, gestione “cigni neri” (2). Inoltre, la “letteratura d’anticipazione” come la definisce  Fabio Deotto in un articolo pubblicato sul Corriere della sera (3), gode di grande successo tra le nuove generazioni che rimangono affascinate da storie ambientate in un futuro indefinito post apocalittico in cui sono i giovani gli eroi che salvano il mondo.

Storytelling del percorso

La scelta dei libri

Il primo ostacolo da affrontare nella conduzione dei club di lettura è la scelta dei libri da proporre agli studenti. Dopo aver sperimentato varie modalità, a mio parere la migliore è quella che permette a ciascuno di leggere un libro “gradito”: il lettore deve poter scegliere un libro che prima di tutto lo incuriosisca e appassioni. Quindi, ho selezionato circa una decina di titoli distopici diversi per difficoltà, lunghezza e tipologia di distopia (società pseudo perfetta con forti limitazioni alle libertà individuali oppure mondo sconvolto da eventi catastrofici e società da ricostruire). Ho proposto anche un graphic novel, “Randagi”, per soddisfare quella categoria di lettori deboli dal punto di vista strumentale ma forti dal punto di vista delle capacità di attribuzione di significato. Per il resto, ho seguito i criteri che si applicano alla scelte dei libri per la lettura corale (4):

  • introducono gli studenti alle grandi questioni dell’umanità;
  • includono personaggi avvincenti e inquietanti;
  • esplorano temi universali che combinano diverse culture e periodi storici;
  • sfidano gli studenti ad interrogarsi sulle loro convinzioni/ certezze;
  • raccontano una buona storia, in cui si alternano momenti per ridere e momenti per piangere.

Lista libri proposti

Poi ho preparato un book talk complessivo di tutti i libri proposti e ho chiesto ai ragazzi di compilare un questionario per scegliere il libro e iscriversi al book club. Si sono così formati 6 gruppi di vari dimensioni, addirittura un alunno ha deciso di lavorare da solo sul libro L’ultimo branco selvaggio. Ho ritenuto di non intervenire per modificare la composizione dei club per renderli più equilibrati perché in pieno lockdown c’era anche la questione dell’approvvigionamento dei libri e non era il caso di complicare le cose. Insomma, ho cercato di creare le migliori condizioni possibili visto che i circoli si sarebbero riuniti in autonomia su Meet autogestiti.

Una volta definiti i circoli, ho predisposto una lezione collettiva di introduzione del genere distopico e di condivisione delle istruzioni di lavoro. In particolare, ho proposto un brainstorming sul termine “distopia” attraverso la piattaforma Mentimeter; ho voluto così evitare di fornire loro lunghe spiegazioni teoriche. Alla fine del percorso avrebbero da soli scoperto le caratteristiche del genere assaporando così il piacere dell’apprendimento.

Lettura in circoli virtuali e connessioni a distanza

I gruppi hanno avuto circa 15 giorni di tempo per leggere il libro, mentre ogni lettore doveva rispettare l’appuntamento fisso del “giovedì distopico” durante il quale doveva consegnare su Classroom il post it letterario e un podcast con la lettura espressiva di una parte del libro. Per quanto riguarda invece gli incontri tra i membri dei gruppi ho lasciato libertà di organizzazione, purché si incontrassero almeno una volta a settimana, segnalando su Calendar l’appuntamento in modo che io potessi fare incursioni di consulenza. Infine, durante il giovedì distopico, si svolgeva su Google Meet la lezione collettiva durante la quale ho letto alcuni brani di The Giver che, nell’idea originaria (scuola in presenza), avrebbe dovuto essere la lettura-modello per proporre un mentor di confronto e guida alle riflessioni distopiche. Purtroppo per ragioni di tempo ho dovuto ridurre la lettura di The Giver ad alcuni brani funzionali alla esemplificazione di alcune strategie di lettura. Sempre per lo stesso motivo ho dovuto ridurre e semplificare la quantità di scrittura sia individuale sia di gruppo da produrre durante la lettura e la conversazione. Quindi, ho chiesto ad ogni circolo di compilare un Google doc con appunti sparsi delle riflessioni emerse durante i Meet di gruppo. In generale, comunque, è preferibile durante i circoli di lettura concentrare le energie della comunità di lettori sulla conversazione, riducendo le attività di scrittura ad annotazioni su taccuini vagabondi o Google doc condivisi per tenere traccia delle riflessioni di gruppo.

Devo dire che l’abitudine, ormai consolidata da 3 anni di laboratorio di scrittura e lettura, di scrivere di ciò che si legge, di leggere con gli occhi dello scrittore e di conversare di libri ha garantito la buona riuscita dei book club anche in modalità Dad.

Book talk  e prodotti letterari.

Una volta conclusa la lettura del libro distopico ho proposto, sfruttando anche in questo caso una routine consolidata, un’attività di discussione finale, organizzata in un momento di confronto ed elaborazione delle idee e delle opinioni sul libro e sul genere e un momento di presentazione orale (book talk) del romanzo (Istruzioni e suggerimenti di lavoro).

I ragazzi hanno avuto circa una settimana di tempo per svolgere l’attività proposta, durante la quale ho svolto delle consulenze su Meet in base a un calendario con degli slot che i ragazzi hanno potuto prenotare. In questo modo ho potuto seguire i lavori dei gruppi come se fossi in classe: le isole in carne ed ossa si sono trasformate in isole virtuali sulle quali sono di volta in volta approdata da semplice lettrice come loro, curiosa ed entusiasta di ascoltare le loro idee ed opinioni. Nell’impostare gli spunti di discussione che dovevano poi confluire in un prodotto digitale e un book talk, ho cercato di alternare la riflessione specifica sul singolo libro a una più generale sul genere distopico. I prodotti realizzati sono stati vari, dall’infografica allo slideshow, al poster taggato; molti di essi dimostrano ottime capacità di analisi e di attribuzione di significato. Nei book talk, invece, sono emerse buone capacità di espressione ed argomentazione orale, anche in un ambiente nuovo come la stanza di Meet.

The end

L’intero percorso si è concluso con una lezione collettiva su Meet in cui gli studenti hanno elencato gli elementi irrinunciabili di un buon libro distopico: 

  • ambientazione post apocalittica in un tempo e in uno spazio indefiniti;
  • un protagonista giovane e ribelle che guida il cambiamento;
  • un nemico a volte invisibile, a volte apparentemente innocente;
  • la lotta per salvare il mondo e l’umanità;
  • una scrittura coinvolgente e avvincente in cui prevalgono sequenze narrative e memory moments (5).

Pensieri conclusivi

  • Nell’era del Covid19 la distopia è diventata realtà. Questa condizione ha offerto ai ragazzi la possibilità di stabilire infinite connessioni con il mondo attuale e con loro stessi alle prese con un contesto distopico.
  • Nell’era del Covid19 leggere, scrivere, discutere di libri distopici ha fornito ai ragazzi una bussola per orientarsi in un presente in cui tutte le loro abitudini e convinzioni sono state spazzate via. In particolare, l’analisi dei protagonisti giovani e ribelli ha offerto loro la possibilità di pensare al loro ruolo in un mondo sconvolto da una pandemia. 
  • I book club in tempi di Dad preservano la dimensione sociale dell’apprendimento perché nei piccoli gruppi è possibile anche a distanza confrontarsi e partecipare con più impegno. Così la facilità di incontrarsi su Meet ha favorito la frequenza degli incontri.
  • La modalità Dad ha allenato e potenziato le competenze digitali degli studenti che quindi hanno realizzato prodotti digitali di buona qualità.
  • La consuetudine con i book club ha fatto sì che gli studenti mi vedessero come una voce tra le loro nei circoli di discussione, non “la” voce.
  • Gli studenti hanno dimostrato un interesse crescente verso l’opinione dei compagni e una volontà forte di ascoltare e negoziare idee e riflessioni con l’intera classe.

Il senso 

“Non conosciamo quello che pensiamo fino a quando non lo condividiamo e la condivisione dei nostri pensieri amplifica la nostra capacità di pensare”. I book club sono circoli virtuosi di allenamento al pensiero critico e al pensiero etnografico in una dimensione più intima rispetto alla classe, offrendo così una comfort zone del pensiero in cui ciascuno può far sentire la propria voce. Per questo sono irrinunciabili in qualunque tipo di apprendimento, vicino o lontano.

Note bibliografiche

  • L’espressione deriva da un saggio del 2007, The Black Swan di Nassim Nicholas Taleb. Viene usata per indicare un evento imprevedibile che cambia le convinzioni precedenti.
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