Celo, manca. Lista dei “mai più senza” della programmazione estiva nel WRW
“Don’t you know that Rome wasn’t built in a day?”
“Non sai che Roma non è stata costruita in un giorno?”
(Morcheeba)
Siete anche voi di quelli che partendo per un viaggio controllano svariate volte di avere con sé chiavi e portafogli? E il gas, l’abbiamo chiuso? Abbiamo staccato la presa della tivù? Adulti fatti e finiti, assomigliamo a un bambino perso a sfogliare l’album delle figurine, testa contro testa con l’amichetto: “Celo, celo, manca”
1. UNA COMPAGNA PICCIOLA
Ecco, la mia lista dei “mai più senza” nella preparazione estiva del laboratorio parte proprio dai compagni di viaggio: l’ideale è trovare qualcuno con cui programmare, anche a distanza. Dividersi i compiti di bassa manovalanza, confrontarsi su percorsi immaginati e non ancora realizzati o sulle modifiche necessarie a quelli già sperimentati.
2. ADORO I PIANI BEN RIUSCITI
Una programmazione chiara, pensata per tempo alla luce delle esperienze precedenti, è in grado di tranquillizzare anche gli animi più ansiosi.
Ogni docente lo sa: i nostri mesi estivi sono fatti di pensieri turbinanti, prima confusi poi sempre più precisi, sui percorsi che intendiamo proporre alle nostre classi una volta rientrati. Io mi organizzo con una tabella in cui inserire le settimane di scuola e, con in mente i traguardi dell’anno e del triennio, i percorsi di lettura e di scrittura che intendo proporre. Programmo i primi mesi nei minimi dettagli, prestando particolare cura all’accoglienza e ai due o tre percorsi iniziali, pianificati con lo sguardo agli obiettivi tecnici che intendo raggiungere e alle strategie che mi aiuteranno a farlo. Cerco quindi i mentor text più adatti e scrivo le minilesson, utilizzando Google Drive come repository.
Il secondo quadrimestre rimane più vago, sia perché mi riservo di modificare i piani in base alle reazioni dei ragazzi, sia perché… è pur sempre estate!
3. E IL SETTIMO GIORNO…
Se vogliamo sperare di riposarci il settimo giorno, è importante immaginare la nostra impostazione settimanale ben prima di entrare in classe. Prevediamo di inserire ogni settimana sia scrittura sia lettura o procederemo a blocchi alternati? Inseriremo grammatica e letteratura nelle ore di laboratorio o le manterremo separate?
Dallo scorso anno io lavoro, con soddisfazione mia e dei ragazzi, alternando lettura e scrittura in blocchi di tre-quattro settimane, tenendo separata un’ora di riflessione linguistica.
Qualsiasi sia la nostra scelta, è bene essere chiari prima di tutto con noi stessi: stabilire e rafforzare la routine settimanale deve essere la priorità.
4. FELICI CORRONO LE ORE
Decisa quale sarà la routine settimanale, passo a disegnare quella oraria, tenendo ben presente che i miei piani potrebbero essere sconvolti da motivazioni più o meno valide (esigenze dei ragazzi, assenza di strumentazione adeguata, come ad esempio la LIM).
Una buona routine è semplice, diretta e soprattutto sostenibile, quindi facciamoci guidare dal detto di Mies van der Rohe: “Il meno è più!”.
Visti gli esiti positivi, anche quest’anno comincerò ogni ora di laboratorio con dieci minuti di lettura individuale o di scrittura sul taccuino, per poi passare poi alla minilesson e alla sessione di scrittura o lettura autonoma.
5. CONTROLLARE LA DATA DI SCADENZA
Per chi, come me, fatica a restare nei tempi prefissati, potrebbe essere utile segnare sull’agenda le date in cui indicativamente verranno ritirati i taccuini e i pezzi per la valutazione: all’avvicinarsi della scadenza sapremo di dover eventualmente rimodulare il percorso.
Nel farlo teniamo presente che, se i ragazzi scriveranno quanto dovrebbero, sarà difficile leggere e valutare tutto. Fatevi aiutare da loro: chiedete ad esempio di selezionare per voi le migliori tre annotazioni sul taccuino, o un pezzo tra quelli scritti per ogni genere. L’atto di scegliere sarà inoltre un importante momento di metacognizione.
Un consiglio furbo? Se avete più classi di italiano cercate di pianificare le scadenze in modo che vengano sfalsate almeno di una settimana, così non vi ritroverete sommersi dai loro pezzi e potrete dedicare a ciascuno l’attenzione che merita.
6. RUBARE CON GLI OCCHI
Una volta immaginati i percorsi, prendiamoci il tempo per provarli, per riempire il taccuino di attivatori e il block-notes delle bozze di testi modello.
Mai scritto un racconto d’avventura o una poesia? L’estate è il momento buono per cominciare, i nostri alunni ce ne saranno grati e noi, avendo provato per primi le nostre richieste, sapremo tararle meglio sui ragazzi che abbiamo davanti.
Uno degli aspetti basilari del Writing and Reading Workshop è questo: non chiediamo mai qualcosa che non abbiamo sperimentato noi per primi.
7. QUADERNI, BLOCK-NOTES E CHI PIÙ NE HA…
Manca ormai poco nella nostra valigia WRW, giusto la cancelleria.
Sceglieremo di far acquistare un quaderno ad anelli con divisori, due quaderni (uno per lettura e uno per scrittura) o uno solo? Dove verranno scritte e conservate le bozze? Ed eventuali fotocopie?
Più riusciremo a chiarire a noi stessi questi strumenti, più facilmente riusciremo ad abituare la classe a utilizzarli.
Io mi trovo bene con il quaderno grande ad anelli, suddiviso in tre sezioni: lettura, scrittura e riflessione linguistica. Per le bozze, utilizziamo un block-notes da tenere nell’armadio di classe, mentre per i pezzi finiti ognuno ha una cartellina in cartoncino, da lasciare anch’essa in armadio.
E per quanto riguarda il nostro shopping dal cartolaio? Anche a voi i taccuini e i quaderni belli danno dipendenza? Oltre al mio taccuino della scrittrice-lettrice, ho un taccuino “da prof”, in cui annoto idee da portare in classe e faccio pratica riflessiva, appuntandomi riflessioni sui percorsi, e due quaderni per le consulenze (uno per ogni classe) in cui riservo due facciate ad alunno.
8. TACCUINO SÌ, TACCUINO NO
È innegabile: il taccuino ci ha fatti tutti innamorare. Questo perché la sua presa sui ragazzi e la sua portata rivoluzionaria sono facilmente intuibili. Ciò che invece non è facilmente intuibile è il suo utilizzo lungo tutto il processo di scrittura.
Il taccuino è uno strumento complesso e a introdurlo troppo presto (per noi, non per i ragazzi) rischiamo di “bruciarlo” per i restanti anni che passeremo con quella classe. Lo dico a ragion veduta: anche io ho avuto fretta di introdurlo in una classe, prima di imparare a usarlo io per prima in tutte le sue sfaccettature. È superfluo dire che il taccuino non è decollato e i ragazzi hanno continuato a viverlo come un’incombenza. Con la mia futura terza non ho fatto lo stesso errore e le cose vanno decisamente meglio: il taccuino è un compagno durante ogni fase del processo, compresa la revisione e la metacognizione.
Del resto la stessa Atwell non usa il taccuino, ma un quaderno ad anelli molto strutturato. Questo prova che può esistere il laboratorio senza il taccuino e che non dobbiamo avere fretta di introdurlo.
Questa lista potrebbe continuare a lungo. Si tratta di un elenco aperto e provvisorio, soggetto a continua revisione, poiché questo approccio non è scolpito su tavole della legge e non sopporta comandamenti. Come potrebbe, visto che mette al centro i ragazzi, le loro esperienze e le loro esigenze?
La cornice di senso in cui il laboratorio di scrittura e di lettura si realizza contiene senza costringere, ed è questo il suo aspetto più convincente: rende concreta la didattica per competenze non dimenticando mai che, come sostiene Ken Robinson, “la chiave per aumentare il successo è riconoscere che insegnamento e apprendimento sono una relazione”.
Cadorina di nascita e carattere, padovana per destino, insegno (lettere) e imparo (molto altro) nella scuola secondaria di primo grado.
Ciao,
sono una giovanissima insegnante di italiano delle scuole medie (ho appena concluso il mio primo anno), sono di formazione una storica e sono alla ricerca di una metodologia che possa aiutarmi ad insegnare l’italiano al meglio.
Mi sono imbattuta per caso nel vostro blog e in questa metodologia che mi affascina moltissimo, ho ordinato due libri di quelli indicati nella bibliografia per approfondire.
Colgo l’occasione per fare qualche domanda pratica a cui in realtà hai accennato in questo contributo (essendo alle prime armi fatico proprio ad immaginare le cose a livello pratico e concreto in classe)
– Il programma di grammatica e di letteratura: come fare ad inserirlo? Mi sembra una marea di roba anche dedicando due ore a ciascuna “suddivisione tradizionale” (grammatica, antologia e letteratura)
– Nei percorsi che strutturate, fate utilizzo anche del libro di antologia, affrontando alcuni dei generi previsti all’interno del libro di testo? (Avventura, giallo, comico etc.)
– Per quanto riguarda la lettura, è preferibile partire leggendo un libro tutti insieme e poi più avanti dare ad ogni studente la possibilità di scegliere il proprio libro? Ho timore che si perdano altrimenti.
– Nelle ore di laboratorio di lettura, se ognuno legge qualcosa di diverso non è complesso fornire una minilesson che sia valida per tutti?
– Per la scrittura, ogni studente lavora a delle bozze e dunque ad un “pezzo”. Questo pezzo rientra nella cornice di un genere stabilito nel percorso giusto? ( Una lettera, una pagina di diario, un racconto giallo, una poesia etc.)?
Scusami le tantissime domande, sicuramente quando avrò modo di leggere degli esempi pratici e concreti di minilesson magari avrò le idee più chiare. Però un confronto con qualcuno più esperto penso possa essere molto utile! Grazie mille per la pazienza.
Agnese
Ciao, articolo molto interessante, grazie!
Anch’io, come Agnese, sono alle primissime armi: ho letto alcuni libri e molti articoli sul laboratorio e vorrei tanto mettere in pratica tutte le strategie già da quest’anno, ma temo sia prematuro, soprattutto perché ho cominciato ad usare il taccuino solamente da pochi mesi.. mi chiedo però come sia possibile avviare il laboratorio senza taccuino. Grazie in anticipo.
Carlotta
Ciao Agnese!
Per prima cosa benvenuta in questo lavoro che rimane uno dei più belli del mondo, anche in questi tempi difficili.
Cercherò di rispondere alle tue molte domande in modo più chiaro possibile, tieni presente che per rispondere in modo approfondito dovrei scrivere un compendio al WRW che, come avrai capito, è un approccio che necessita preparazione, studio e sperimentazione prima di essere portato in classe.
Andiamo con ordine…
– Programma di grammatica e di letteratura: come saprai, in base alle Indicazioni Nazionali che ormai da tanti anni hanno sostituito in toto i programmi, alla secondaria di I grado non abbiamo degli argomenti da svolgere obbligatoriamente ma possiamo scegliere cosa proporre partendo dagli obiettivi di competenza che desideriamo raggiungere con la nostra classe, con gli alunni che ne fanno parte (programmiamo a ritroso, quindi). Detto questo, la letteratura (non storia della letteratura!) viene inserita nel Reading Workshop: durante l’annonell’ora di lettura ad alta voce alterniamo romanzi e racconti contemporanei ai grandi classici della letteratura (io per es. in prima propongo miti, Iliade e Odissea; in seconda Divina Commedia e Orlando Furioso, in terza autori di poesia e racconti otto-novecenteschi). Per quanto riguarda la riflessione linguistica, io ho in orario un’ora di riflessione sulla lingua “autonoma” anche se sempre laboratoriale, mentre durante il Writing Workshop propongo minilezioni di grammatica in contesto.
– Libro di antologia: per quanto riguarda “antologia”, si tratta appunto di uno strumento (un libro) e non di un “programma” da svolgere o di una materia. Molti di noi scelgono di non adottare l’antologia (io tra questi) e di lavorare a partire da testi completi che a volte raccogliamo in dispense, cartacee o digitali (sta a te decidere). Chi adotta l’antologia e lavora seguendo l’approccio del WRW, solitamente la utilizza come repertorio di testi modello per l’immersione nel laboratorio di scrittura (mentre nel laboratorio di lettura propone appunto testi completi, non brani). Per quanto riguarda i generi, io lavoro scegliendo dei generi da trattare ogni anno e su quelli ragiono, decidendo in base al genere se proprorlo solo come lettura (es. fantasy, giallo, avventura) o prima in lettura e poi in scrittura (es. poesia, racconto autobiografico, racconto fantastico e di paura, testo espositivo e argomentativo).
– Per quanto riguarda la lettura ad alta voce e autonoma, le due cose vanno di pari passo: i nostri alunni leggono sempre, ogni giorno. Sta a noi decidere quanto tempo lasciare alla lettura autonoma in classe (i miei alunni ad esempio leggono 10 minuti all’inizio di ogni ora, più un’ora alla settimana che ovviamente diventano 45 minuti circa, visto che prima c’è la minilezione. Il mio orario è strutturato così: tre ore di lab scrittura, un’ora di lettura ad alta voce, un’ora di lettura autonoma, un’ora di riflessione linguistica). Mi permetto di consigliarti il libro “Leggere, comprendere e condividere”, scritto da Agnese Pianigiani, Linda Cavadini e me ed edito da Pearson Academy: potrebbe aiutarti a costruire la cornice del laboratorio di lettura.
– Sulle minilezioni da proporre: la domanda è complessa da trattare in due righe, ma posso dirti che quando progetti è importante scegliere le strategie da proporre “a classe intera” durante la lettura ad alta voce e quelle che di volta in volta proporrai durante la lettura autonoma a singoli alunni o a un piccolo gruppo. Il cuore del laboratorio, sia in scrittura che in lettura, sono infatti le consulenze individuali, la minilezione a classe intera serve a fornire strategie di base e a creare quindi un terreno comune da cui partire per sviluppare una didattica pienamente individualizzata.
–Per quanto riguarda i generi affrontati in scrittura, alcuni di noi lasciano totale autonomia nella scelta del genere, mentre altri lavorano per moduli, lasciando gli alunni totalmente liberi di scegliere argomento e tema all’interno di un genere. Io ad esempio faccio così e mi trovo molto bene. Sarebbe bene riuscire a proporre ogni anno uno o due percorsi di scrittura totalmente libera da paletti, ma il tempo è sempre così poco che io sono riuscita a farlo solo una volta, in epoca precovid.
Concludo con un suggerimento: oltre ai testi da studiare, ti consiglio vivamente di cercare di seguire una formazione per chiarirti le idee e magari conoscere colleghi con cui “fare rete”.
Spero di esserti stata utile e ti auguro un sereno anno scolastico,
Loretta