A tu per tu. Il ruolo del feedback nelle consulenze.
Ma a cosa serve che io stia un pomeriggio a correggere i temi, a dare indicazioni precise, che poi il mese successivo ritrovo gli stessi errori?”
Alzi la mano chi non l’ha pensato o esclamato almeno una volta.
È davvero un’esperienza sconfortante: vediamo che, durante quelle due-tre ore, si sono impegnati, li osserviamo scrivere e pensiamo ai suggerimenti dati nelle lezioni precedenti, ai consigli e alle correzioni che avevamo apposto nelle colonne di destra, con la nostra penna rossa, frutto di tempo e passione. Speriamo che ora tutto questo lavoro porti i suoi frutti: che Mario si ricordi di spezzare i periodi troppo lunghi, che Stefania non racconti nei minimi dettagli ogni fatto accaduto durante le feste di Natale, che Luca si fermi prima di scrivere l’ennesimo “cioè”. E poi, eccoli lì, nuovamente segnati in rosso, nuovamente corretti e glossati: gli stessi fatidici errori.
D’altra parte, spesso, nelle mie correzioni, ne segnalavo e correggevo così tanti e su piani così diversi che sfido chiunque a ricordarseli, un mese dopo, quando tutte le energie sono concentrate in tre ore per capire la traccia, provare a raccogliere idee, scrivere almeno tre colonne, non andare fuori tema… Stavo chiedendo troppo! E i miei studenti, dopo tre ore di fatiche, come si sentono e come reagiscono di fronte a righe e righe di rosso che sottolineano tutto quello che non va nel loro testo?
Le stesse problematiche sono riscontrate anche Oltreoceano e sono alla base del volume interamente dedicato al feedback come supporto nella scrittura: Feedback that Moves Writers Forward. How to Escape Correcting Mode to Transform Student Writing, di Patty McGee. Fin dalle prime pagine infatti troviamo il riferimento a studi che confermano quanto scrivere sia complesso:
“Scrivere è faticoso e imparare a scrivere bene lo è ancor di più. Gli studenti sono meno propensi a impegnarsi mentre scrivono o imparano a scrivere se loro percepiscono la classe come un ambiente non amichevole, caotico, ad alto rischio, punitivo.”1
E Patty McGee aggiunge:
“Quando i nostri studenti ricevono abbastanza feedback incentrati sugli errori – e li leggono a margine dei loro testi o nei commenti ai loro documenti digitali – iniziano a credere che migliorare nella scrittura sia una mera questione di correzione di errori. E, peggio, spesso vedono loro stessi meno come scrittori ad ogni correzione ricevuta.” 2
Spesso poi, nella nostra esperienza scolastica, il feedback coincide anche con la valutazione sommativa: viene scritto alla fine, come sostegno al voto che abbiamo assegnato a quel testo.
Invece il feedback può e deve essere molto di più! È la nostra occasione per una valutazione formativa, che guida e stimola la crescita, una valutazione che non mette il punto ma che fa da trampolino di lancio.
Come fare quindi?
Nel writing workshop, il feedback sul testo non avviene (solo) alla fine del processo, ma accompagna lo scrittore lungo tutte le fasi della scrittura, grazie a quelle che vengono chiamate consulenze o conferences: durante il momento della scrittura autonoma, il docente passa tra i banchi, si siede accanto ad un alunno e avvia una breve conversazione sull’attività di scrittura in corso. L’istanza principale è quella dell’ascolto: solamente dopo aver acquisito informazioni sul processo, sulle difficoltà o sui punti di forza, offre un suggerimento, una strategia o un complimento su quanto notato.
Quella appena illustrata è la struttura base della consulenza (analisi dei bisogni + valutazione di quale strategia potrebbe incontrare i suoi bisogni + feedback) che viene magistralmente dettagliata nel volume di Carl Anderson, A Teacher’s Guide to Writing Conferences (Heinemann, 2018). In questo libro (imperdibile!) troverete suggerimenti per sostenere i giovani scrittori in ogni fase del processo, con l’indicazione di alcune strategie base, in più potrete assistere ad alcune consulenze grazie a numerosi video.
Il libro di Patty McGee, Feedback that Moves Writers Forward, non è prettamente pensato per i docenti che lavorano all’interno della cornice del WRW ma contiene moltissime riflessioni e suggerimenti adattabili alla nostra pratica quotidiana, sostenuti da studi e ricerche, puntualmente citati. Grazie a questo manuale, possiamo mettere sotto la lente d’ingrandimento l’ultima parte della consulenza, quella del feedback.
Uno degli aspetti chiave da comprendere, esposto fin dal primo capitolo è questo: per avere effetti nello sviluppo delle competenze di scrittura, è fondamentale che il feedback sia chiaro, specifico, vicino nel tempo e percepito come rilevante dallo scrittore.
Dobbiamo cercare di utilizzare un linguaggio vicino a quello normalmente utilizzato in classe, senza troppi giri di parole, andando dritti al sodo e facendo riferimento ad esperienze concrete o a testi già visti in precedenza. Il nostro feedback deve essere puntuale non solo nel senso che deve fare riferimento ad un aspetto specifico del testo ma anche dovrebbe arrivare proprio al momento giusto, mentre lo scrittore è intento a lavorare alla suo scritto, non quando pensa di averlo finito ed è quindi meno propenso a rimetterci mano.
Infine, dobbiamo cercare di trattenerci dal correggere o intervenire direttamente nel testo (il nostro mantra, coniato da Lucy Calkins, deve essere “teach the writer, not the writing”, si deve insegnare allo scrittore, guidarlo nel trovare e far sentire la propria voce, non insegnare genericamente la scrittura o correggere il testo) e di focalizzarci su quanto emerge dalle parole dello studente, che è ciò che in quel momento lui sente come maggiormente importante: se ci espone dubbi sui discorsi diretti di un paragrafo, proviamo a consigliare una strategia inerente quell’aspetto, anche se notiamo periodi lunghissimi o un incipit traballante, su cui magari potremmo tornare a ragionare con lui nella sessione successiva. Un passo alla volta, un aspetto alla volta.
Ipotizziamo che ai nostri “Come sta andando?” “Su cosa stai lavorando?” un alunno ci risponda che sta aggiungendo un dialogo al suo testo e magari ce ne legga qualche riga. Notiamo subito che ha ripetuto molte volte i verbi “dire” e “rispondere”, quindi decidiamo di richiamare alla sua memoria una strategia che lo aiuti a scegliere i verbi dichiarativi adatti. Questa strategia verrà certamente sentita come significativa perché strettamente connessa alla fase del processo in atto e all’aspetto stilistico che preme maggiormente a quello scrittore in quel preciso momento, spingendolo ad aggiungere un tassello, a fare un passo in più. Insomma, ci sono buone possibilità che incida positivamente sulle sue competenze di scrittura.
Quindi, si potrebbe rispondere “Vedo che hai ben chiara l’importanza dei dialoghi in un testo narrativo, infatti ti sei accorto che mancavano e hai deciso di inserirli. Ottimo! Ti ricordi la strategia sui verbi dichiarativi che abbiamo visto settimana scorsa? [se ho il quaderno con la trascrizione dei teaching point, posso recuperare il testo preciso e mostrarlo al ragazzo]. Potresti cerchiare i verbi che introducono i discorsi diretti e, con una tabella a T, andare a indagare quale senso vogliono esprimere e il loro contesto: introducono un dubbio? Una esclamazione? Una domanda di una persona preoccupata? Come è la voce di chi dice quelle cose? Alla fine, puoi individuare un verbo forte, che dia l’idea delle informazioni che hai ricavato dalla tua analisi”.
Sembra un lavoro immane, una sfida altissima: non dobbiamo scoraggiarci, non è pensabile cambiare dalla sera alla mattina. Diamoci del tempo per riflettere, come suggerisce la McGee, sul nostro approccio alla valutazione e al feedback, partendo anche dalla nostra esperienza personale:
- quali feedback ho trovato utili nella mia vita? Quali no?
- Riesco ad individuare delle caratteristiche comuni ai feedback che ho percepito come significativi e che hanno inciso nel mio apprendimento?
- Come ho reagito di fronte ad un feedback efficace? E quando mi è stato dato un feedback che non ho capito o che non ho sentito come utile?
Può essere interessante porre le stesse domande ai nostri studenti: le loro risposte ci possono aprire una finestra sul loro modo di pensare, apprendere e percepire il nostro insegnamento. Cosa emerge dalle loro riflessioni? Come sono vissuti i miei feedback? Cosa trovano utile?
La metacognizione iniziale è fondamentale quando si intraprende un percorso di cambiamento: dobbiamo aver ben chiaro il nostro punto di partenza, poi possiamo studiare e implementare poco alla volta uno o due aspetti, per evitare di sommergerci di richieste troppo alte e provare frustrazione. Infatti i capitoli successivi guidano gradualmente alla sperimentazione di un feedback più consapevole ed efficace, ipotizzando più scenari possibili, fornendo numerosi esempi e strumenti.
The aim is to provide feedback that is “just in time”, “just for me”, “just for where I am in my learning process” and “just what I need to help me move forward” (J. Hattie, Visible Learning, p. 137)
Lo scopo è fornire un feedback che arrivi “al momento giusto”, che sia “giusto per me”, “giusto per il momento del processo di apprendimento che sto vivendo” e “giusto affinché mi permetta di progredire”.
Insomma, ci dobbiamo comportare come dei sarti: confezionare un feedback che stia a pennello per ognuno dei nostri giovani scrittori. Non è questa la vera inclusione? La vera personalizzazione del processo di apprendimento?
1“Writing is hard work and learning to write well is even harder. Students are less likely to put forth their best efforts when writing or learning to write if they view the classroom as an unfriendly, chaotic, high-risk, or punitive place” (Patty McGee, Feedback that Moves Writers Forward. How to Escape Correcting Mode to Transform Student Writing, Corwin Literacy, 2017, p. 7)
2 “When our students hear error-focused feedback often enough – and see it in the margins of their papers or in the comments on their digital documents – they come to believe that getting better at writing is a matter of only correcting mistakes. And worse, they often see themselves as less and less of a writer with every correction they get” (ivi, p.8)
Nota bibliografica
Patty McGee, Feedback that Moves Writers Forward. How to Escape Correcting Mode to Transform Student Writing, Corwin Literacy, 2017
Carl Anderson, A Teacher’s Guide to Writing Conferences, Heinemann, 2018
John Hattie, Visible Learning, Routledge, 2008
Insegnante appassionata, entra sempre in classe con il sorriso. Divora libri e cioccolato. Ama informarsi e apprendere. Cammina tra analogico e digitale in una scuola secondaria di primo grado in provincia di Padova.