A scuola di WRW con Jenny e Daniela

A scuola di WRW con Jenny e Daniela

7 dicembre 2023, festa di sant’Ambrogio, patrono di Milano: per i suoi cittadini si tratta dell’ouverture delle festività natalizie! Quale giorno migliore per mettersi in viaggio verso Carpi e far visita alle classi di Jenny Poletti Riz e Daniela Pellacani? Per chi, come noi, sta vivendo un percorso di crescita nel WRW, poter entrare nel microcosmo di una classe in cui si sperimenta costantemente il laboratorio di scrittura e lettura rappresenta un privilegio. Si ha la preziosa opportunità di osservare dal vivo modalità, approcci educativi e didattici, confrontandosi con gli studenti stessi sulla reale pratica del WRW. 

Fin dal nostro arrivo la nostra esperienza ha avuto il sapore della novità: Jenny e Daniela hanno aule proprie, che rimangono fisse. Sono gli alunni a ruotare all’interno della scuola ogni volta che termina l’ora. Questo approccio che non è comune nel nostro Paese, vorrebbe invitare gli studenti a responsabilizzarsi, imparando a gestire gli spazi e le tempistiche. Le loro aule accolgono banchi disposti a isole e biblioteche di classe molto ampie, composte da più scaffali e fornite di un elevatissimo numero di romanzi divisi per genere. La cattedra è in una posizione non convenzionale: in un angolo, laterale, o non esiste proprio: chiaro segnale che al centro sono gli studenti, non il docente. L’Istituto dispone di pc portatili che possono essere utilizzati in qualsiasi ora dagli studenti, custoditi in carrelli dotati di ruote, che si spostano agilmente.

Rispetto alle modalità di insegnamento delle due docenti che ci hanno accolto, abbiamo osservato evidenti punti di contatto, pur mantenendo ognuna il suo stile personale. Per entrambe, la priorità è rappresentata dai ragazzi e il focus delle loro proposte è l’attenzione ai processi di pensiero degli studenti. Entrambe danno fiducia, ascolto e attenzione ai ragazzi, valorizzando ogni intervento, per spingere ognuno a dare il massimo delle sue potenzialità.

Nell’aula di Daniela abbiamo visto all’opera due classi, una dopo l’altra. La prima stava concludendo un’ora di laboratorio di lettura e ci siamo trovate immerse nel cuore del thinking talking: l’insegnante, seduta su un morbido cuscino circondata da alunni e alunne, ha letto due righe di un romanzo, poi ha intavolato una discussione con i suoi studenti di classe seconda, incalzandoli con domande che partissero dalle vicende dei personaggi, per aiutarli a fare uno sforzo introspettivo che permettesse loro di creare connessioni con la propria vita. Molti studenti partecipavano alla discussione, portando idee e opinioni personali con disinvoltura e semplicità. Abbiamo osservato che tale modalità utilizzata nel laboratorio di lettura è una consuetudine per i ragazzi e le ragazze che, con competenza, hanno partecipato alle riflessioni scaturite al termine della lettura. Dopo poco è suonata la campanella: la classe è sparita e un’altra è arrivata. Nuova ora: laboratorio di scrittura sul testo espositivo. Nelle sessioni precedenti, Daniela aveva già lavorato con i ragazzi di terza in immersione, portando loro molteplici riviste e invitandoli a entrare nei testi. Con noi in classe, Daniela ha chiesto ai ragazzi di dividersi a coppie, dotando ogni coppia di un pc della scuola. Ha proiettato sulla Digital Board della classe un articolo espositivo, che tutti gli alunni potevano vedere riprodotto sia sul monitor del pc che avevano davanti a sé sia sul loro personale account di Classroom. La sua richiesta è stata chiara: «Seguendo le domande guida che ho condiviso con voi sulla nostra classroom, individuate le caratteristiche del testo espositivo che ho proiettato e che potete leggere in coppia sui vostri pc. Cosa lo rende differente dalle tipologie testuali che abbiamo già affrontato insieme fino ad ora? Da che cosa lo capite? Quali sono le sue caratteristiche specifiche?». Siamo rimaste molto colpite dalla disinvoltura con cui i ragazzi si sono messi a discutere in modo costruttivo tra di loro e ricorrendo talvolta alla consulenza personale di Daniela. Non è scontato che gli studenti riescano a collaborare in coppie o in gruppi entrando piuttosto velocemente nel cuore delle richieste: era evidente che fossero già a loro agio con questa modalità di lavoro cooperativa. La conclusione del lavoro prevedeva la condivisione degli elementi colti durante l’analisi di coppia.

Nella classe di Jenny abbiamo invece sperimentato due tipologie di lavoro: il laboratorio di scrittura sul testo argomentativo e la Genius Hour. Gli alunni di terza di Jenny stavano lavorando singolarmente (ciascuno con il proprio pc scolastico) alla fase di compilazione degli organizzatori grafici del testo argomentativo: stavano ragionando sulla tesi da cui partire, sulle argomentazioni a favore della tesi e sulla sua possibile confutazione. Jenny passava da un alunno all’altro (essi si prenotavano alla lavagna scrivendo il proprio nome, per poter avere una consulenza individuale da parte della docente) sedendosi accanto a loro, per aiutarli e guidare i loro processi di pensiero; li provocava, a volte, a osare senza avere paura dei propri ragionamenti. Contemporaneamente alcuni studenti avevano la possibilità di fornire a compagni consulenze tra pari, qualora la tematica fosse simile. Abbiamo osservato che Jenny, per mantenere in classe un clima di concentrazione, utilizza la strategia di avviare una leggera musica di sottofondo il cui volume dà il limite del tono di voce da utilizzare. 

Un’insegnante che trascorre un’ora in classe in questo modo forse “si stanca” molto di più di quella che sta solo in cattedra: abbiamo visto Jenny e Daniela non fermarsi mai per poter soddisfare tutte le richieste dei ragazzi che avevano bisogno di una consulenza. Ma era evidente come questa fatica avesse portato molto frutto: gli studenti – raggiunti personalmente dall’insegnante seduta accanto a loro e resi interlocutori di un dialogo teso a renderli consapevoli dei loro punti di forza e a offrire loro stimoli per migliorarsi – si sentono (e lo sono, nei fatti) protagonisti del loro apprendimento e questo apre le porte all’espressione delle loro potenzialità. Nella condivisione finale, un alunno ha illustrato il suo percorso, raccontandoci di aver scelto la tematica della parità di genere. La sua tesi era che fossimo troppo sovraesposti a notizie sul femminicidio, tanto da abituarci a sentirne parlare. Secondo lui la nostra società non si sta sforzando veramente per combatterlo. Se ne parla e basta, così ne siamo tutti in certo modo “assuefatti”. Personalmente ci è sembrato che gli studenti fossero abituati a ragionare a un livello alto, e al tempo stesso che fossero stimolati a pensare in modo profondo, evitando banalità e generalizzazioni. Siamo consapevoli del fatto che questo tipo di competenza si costruisca con il tempo e con la pratica.

Parlando di valutazione, abbiamo chiacchierato con alcuni studenti e studentesse che ci raccontavano che per loro è maggiormente formativa una valutazione non di tipo numerico ma di tipo descrittivo, valutazione che possa veramente servire per migliorare le loro competenze. A questo proposito, una ragazza con entusiasmo ci ha mostrato una poesia da lei scritta e si è detta talmente soddisfatta del percorso svolto al punto di non essersi nemmeno posta il problema della valutazione che avrebbe ricevuto dall’insegnante.

Da ultimo, abbiamo trovato davvero straordinaria la Genius Hour. Pur non essendo una pratica inserita nella metodologia WRW, riteniamo che essa abbia forti punti di contatto con i principi di fondo del laboratorio. Implica infatti una scelta personale da parte degli studenti sul tema da trattare; presuppone quindi una profonda autonomia di pensiero da parte dei ragazzi, ed infine, è inserita in una cornice di autenticità: i temi scelti dagli studenti riguardano realtà vere, nelle quali essi si spenderanno in prima persona. 

Un cartellone colorato realizzato dai ragazzi di terza e appeso sulla parete centrale dell’aula scolastica recita: «Non i migliori del mondo, ma i migliori per il mondo». Ogni ragazzo è chiamato a individuare una propria passione da mettere a frutto per dare concretamente un contributo alla società. Gli studenti lavorano (sempre con i pc scolastici) individualmente, a coppie o a gruppi, e alla fine dell’anno sono invitati a presentare il progetto che hanno sviluppato per tutto l’anno scolastico, anche con azioni concrete svolte fuori da scuola, nel mondo. Ecco alcuni esempi: leggere storie in un centro di disturbi mentali; raccontare favole a bambini accolti in casa famiglia; organizzare una partita di calcio per ragazzi disabili… Gli studenti ci hanno raccontato di telefonate ai responsabili delle diverse realtà del territorio con cui avevano dovuto rapportarsi, di presentazioni del loro lavoro in contesti diversi dalla scuola, delle ricerche che stavano compiendo per approfondire ulteriormente quanto già avevano fatto l’anno passato. La meraviglia è stata toccare con mano l’entusiasmo dei ragazzi stimolati a fare la differenza in questo mondo. Erano consapevoli di poter essere strumenti costruttivi di un futuro migliore per loro e per le generazioni future. 

In conclusione, questa esperienza vissuta in prima persona nelle classi di Jenny e Daniela ci ha permesso di toccare con mano la concreta applicazione del WRW con gli studenti: è possibile trasformare le ore di italiano in una pratica feconda e inclusiva, in cui i ragazzi sono chiamati a lavorare con spirito critico e autonomia, in un contesto in cui l’insegnante si pone come guida accanto a loro. Gli studenti accolgono con entusiasmo le proposte delle docenti, sentendosi valorizzati nella loro unicità e parte attiva nella costruzione e negoziazione di significati. Insieme contribuiscono a trasformare la classe in una vera e propria “bottega” di apprendimento continuo, in cui ciascuno trova il suo posto per crescere in modo sereno e autentico. 

 

Paola Di Guglielmo – Docente di Lettere a Vigevano, in provincia di Pavia, presso la Scuola Secondaria di Primo Grado “Besozzi”. Si definisce un’insegnante “convertita” da quando, circa tre anni fa, ha iniziato a sperimentare il metodo e la “pedagogia” del WRW, il cui approccio ha ridato entusiasmo e nuova energia al suo modo di insegnare.

Suor Lorena Fumagalli – Docente di Lettere con più di vent’anni di esperienza prima alla scuola primaria e poi a quella secondaria: lei è invecchiata, ma la sua passione no, soprattutto da quando tre anni fa ha iniziato a sperimentare il WRW, che le ha aperto nuovi orizzonti nella pratica didattica e nella collaborazione con tanti colleghi entusiasti e motivati. Vive a Milano e insegna a Sesto S. Giovanni in una scuola statale.

Giuseppina Lauricella – Docente siciliana trapiantata a Sesto San Giovanni, in provincia di Milano. Da anni si dedica all’insegnamento con passione, cercando sempre di migliorare le proprie metodologie didattiche. Da tre anni sperimenta il metodo WRW, che ha trasformato radicalmente la sua pratica didattica, rendendola più efficace.

Silvia Romagnoli – Dopo anni trascorsi ad analizzare quadri ed oggetti d’arte, ha intrapreso la strada dell’insegnamento con una spinta che solo i sogni possono dare: educare all’amore e alla curiosità per la cultura. Cercando la pratica didattica più appropriata, l’incontro con il WRW è stato una folgorazione immediata e nel corso degli ultimi tre anni la sperimentazione del metodo si è fatta sempre più intensa così come il desiderio di un continuo miglioramento.

Sara Salari – Insegnante di Lettere a Milano, presso la Scuola Secondaria di Primo Grado L. Majno. Il luminoso incontro con il WRW e la comunità di docenti appassionati come lei hanno entusiasmato la sua vita da prof. Vulcanica per natura, è in continuo cammino, mossa da un’incessante sete di sperimentazione e di apprendimento.

 

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