A scuola di scrittura
Mi sono avvicinata al Writing workshop circa tre anni fa. Mi era stata assegnata una prima media di studenti deliziosi: i primi giorni di scuola è stato un piacere lavorare con loro.
Poi ho letto il loro primo tema dell’anno.
Più scorrevo i loro scritti e più ero incredula. Come era possibile che la maggior parte degli alunni trovasse enormi difficoltà nella scrittura? Mi era già capitato di incontrare studenti con problemi nella produzione scritta, ma un’intera classe mai.
Non è mia abitudine perdermi d’animo, pertanto ho iniziato a lavorare sulla scrittura con i mezzi e le conoscenze di cui disponevo nel mio bagaglio di insegnante. Alla fine del primo quadrimestre avevo ottenuto qualche risultato, ma solo con i più bravi. Non avevo inciso minimamente sui ragazzi più in difficoltà.
A febbraio di quell’anno scolastico Nancie Atwell vinse il Global Teacher Prize. Chissà, forse era un segno del destino. La lettura delle motivazioni accese il mio entusiasmo: i suoi ragazzi leggevano quaranta libri all’anno e scrivevano ventuno pezzi di tredici generi differenti. Molti dei suoi studenti diventavano in seguito giornalisti o scrittori.
Dovevo assolutamente saperne di più. E così ho trovato Jenny Poletti Riz, che già applicava il metodo in Italia, e poi sono nate le IWT.
E i miei ragazzi? Più studiavo e più mi rendevo conto che scrivere bene non è una capacità innata dell’uomo ma un’abilità che va acquisita con il tempo e con l’aiuto di un buon maestro. Potevo essere io la loro insegnante di scrittura? Sin da piccola ho sempre amato scrivere e leggere con gli occhi di uno scrittore, ma le mie conoscenze si limitavano ad intuizioni personali. Durante il mio percorso di formazione, come studentessa prima, come insegnante poi, non mi è mai stato chiesto di frequentare corsi di scrittura, tanto meno di didattica della scrittura. La lettura di “In the middle” di Nancie Atwell mi stava chiarendo tanti dubbi su come insegnare a scrivere ai miei ragazzi; rimaneva aperto il problema del “cosa”.
Le minilesson, ovvero i momenti in cui l’insegnante diventa maestro di scrittura, prevedono l’analisi di testi modello e l’insegnamento esplicito di tecniche narrative. Dunque, come prima cosa era necessario approfondire in modo serio ciò che volevo insegnare ai miei studenti. Ho letto quindi molti manuali di scrittura, anche piuttosto diversi tra loro. Qui di seguito vi segnalerò quelli che mi sono stati più utili per aiutare i miei ragazzi a scrivere meglio.
William Zinsser – Scrivere bene
Per me, IL manuale di scrittura. Ogni pagina è un distillato di esperienza e allo stesso tempo un mentor text di buona scrittura. Zinsser tratta in particolare la scrittura di testi non fiction (saggi, articoli) ma a mio parere i suoi consigli sono validi per ogni tipologia di testo. Il suo appello ad eliminare il superfluo, la sua attenzione per il linguaggio concreto e sensoriale, la sua avversione verso i cliché e le frasi fatte mi hanno fornito molto materiale su cui riflettere, insieme ovviamente alla scelta delle due qualità che secondo Zinsser devono caratterizzare ogni buon pezzo: umanità e calore.
Giulio Mozzi – Ricettario di scrittura creativa
Leggo e rileggo questo libro da una decina di anni, quindi da ben prima di sperimentare il WRW. Eppure, solo ora riesco a sfruttarne le enormi potenzialità. Le tecniche illustrate nel ricettario, tra l’altro già corredate di ottimi mentor text, possono diventare il cuore di molte e diverse minilesson. Il libro presenta davvero una variegata tipologia di ricette che assumono ancora più gusto e incisività se calate nella cornice strutturata del Writing workshop.
Monica Zanardo – Scrivere storie brevi
In questo manualetto scritto fitto fitto ogni pagina è un tesoro. Facendo riferimento ai grandi autori di racconti come Poe, Kafka, Borges, l’autrice illustra in modo chiaro strutture, tecniche, strategie e trucchi. Per me è stato un riferimento fondamentale per costruire percorsi di fiction.
Nell’ultimo periodo sto leggendo con piacere dei manualetti di scrittura della scuola Holden. La collana si chiama “Zoom Academy” ed è composta da vari ebook in ognuno dei quali uno scrittore illustra uno dei suoi ferri del mestiere. Ad esempio nel volume sul noir l’aspirante scrittore è guidato passo dopo passo nella composizione di un racconto thriller: dall’ambientazione alla costruzione dei personaggi, dai vari tipi di detective ai punti di vista della narrazione fino alla suspense e a tutto ciò che serve per creare una storia avvincente.
Lettura dopo lettura ho iniziato a dare un nome alle tecniche e alle strutture che ogni buon lettore conosce e apprezza, spesso però solo a livello inconscio, creando un patrimonio comune e un lessico condiviso con i miei alunni.
Ah, a proposito. I ragazzi di cui parlavo all’inizio ormai sono già alle superiori. Probabilmente nessuno di loro diventerà uno scrittore, ma al tema di esame ognuno è riuscito a comunicare le proprie idee in un testo chiaro e pulito, in alcuni casi anche gradevole. Ognuno di loro, anche i più deboli.
Vivo a Siena, la città in cui sono nata. Corro da un’aula all’altra dell’IC “Jacopo della Quercia” con le scarpe da ginnastica, uno zaino (troppo) pieno di libri e mille idee nella testa. Leggo tutto quello che trovo, non studio mai quanto vorrei, consumo penne, quaderni, gomme e pennarelli. Sono grata ogni giorno alla vita perché faccio il mestiere più bello del mondo.
Grazie di cuore per questi spunti, Agnese. Ora che ho capito cosa sono esattamente le ML e come si costruiscono, sento proprio la necessità di qualche testo che proponga spunti di tecniche da cui partire. Sono sicura che queste letture mi aiuteranno molto. Grazie!!
Mi fa piacere Barbara. Grazie a te!