Sassi, foglie e poesia. Leggere Ungaretti e ridurre all’osso
È una mattina di dicembre e attraverso un padlet che ha per sfondo un documento fotografico a loro noto propongo alla 3D di reagire a questo stimolo: “Poesie in trincea. Prova a immedesimarti: che temi affronteresti? Che emozioni descriveresti? Con quali immagini?”. Si mettono a lavorare: qualcuno annota sul taccuino, qualcun altro apre il dispositivo e scrive, e cominciano a comparire le loro proposte. Abbiamo in agenda storia e italiano quella mattina, ma sono abituati a lezioni interdisciplinari, la richiesta non sembra strana e l’argomento non li spiazza (del resto abbiamo completato lo studio della Prima guerra mondiale, con vari approfondimenti, compresa la visione di “La grande guerra”). Vi si dedicano infatti con serietà e profondità, come si legge dalle loro risposte, e questo spunto diventa l’introduzione per una proposta a cavallo tra reading e writing workshop sulla produzione di Ungaretti legata alla sua esperienza in trincea.
Questo sposalizio tra i due laboratori, che si trova modellizzato in alcuni testi più recenti dei maestri americani, era per me vitale per lavorare in una classe difficile in cui non sono riuscita a sperimentare il WRW in maniera “canonica”. La conoscenza del contesto storico e una poesia così essenziale erano condizioni perfette per i miei studenti sia per un percorso di lettura (dove in genere leggiamo anche testi della “letteratura” italiana) sia per uno di scrittura. Pertanto mi sono buttata.
Che novità, direte? Per anni – come tanti di voi colleghi in terza – ho letto e spiegato le poesie di Ungaretti scritte in trincea. Stavolta però volevo rivisitare questa proposta per consentire agli studenti di leggerle e capirle anche “da scrittori”.
La prima sessione di Reading Workshop si è concentrata su lettura e interpretazione del testo “Soldati”. L’ho offerto inizialmente senza il titolo, anche in una forma “artistica” (ci ho provato, con risultati modesti, come vedete dall’immagine di copertina), scritto su foglie cadute e ricomposte in un cartellone. Nelle proposte di esegesi (va bene un classico “schema ad Y” per registrare impressioni – connessioni – domande oppure un brainstorming, trattandosi di un testo così breve pur se intenso) gli studenti hanno interpretato la poesia e la similitudine che ne sta al centro come riferita a temi esistenziali. Tutto è apparso chiaro una volta rivelati titolo, luogo e data, che hanno consentito di collocare storicamente la poesia e di comprenderne il significato profondo. Occasione ghiotta per parlare insieme di negoziazione di significati da un lato e dall’altro di necessario ascolto rispettoso dell’autore e del contesto in cui ha operato.
Compito per casa: portare un sasso (cosa da non rivelare al responsabile della sicurezza!). Ci serviva un “attivatore fisico” da osservare in classe la volta successiva, per elencare sul taccuino tutti i modi con cui si può descrivere un sasso. Gli aggettivi raccolti si riferivano a calore, peso, spessore, forma, colore, superficie, odore, durezza… una lista di criteri guardando ai quali abbiamo letto “Sono una creatura”, per un esercizio di close reading prima individuale attraverso annotazioni, poi socializzando gli spunti. “Come è descritta la pietra del San Michele? Che criteri ha scelto Ungaretti? Che aggettivi ha usato? Come li ha graduati? E voi, come avete descritto il vostro sasso?”.
La mini immersione tra letture e collegamenti è proseguita con “Fratelli”, “San Martino del Carso” e “Veglia”, una delle primissime scritte da Ungaretti in trincea. “E lui cos’ha raccontato della trincea? Ha pensato le nostre stesse cose? Che esperienza ci ha comunicato?”. Il padlet iniziale ha offerto le connessioni necessarie per capire il testo e confrontarsi con le immagini e il sentire del poeta. Sul taccuino si è aggiunta un’altra pagina di annotazioni. Ungaretti stesso, grazie a uno spezzone di una sua famosa intervista sulla poesia, ci ha testimoniato il senso della sua scrittura. Un incontro con l’autore “a distanza” davvero prezioso. “Cosa gli avremmo chiesto? A che domanda nostra ha risposto?”.
A questo punto è cominciato il Writing Workshop, con la classica minilesson “riduci all’osso”, che ci ha consentito di rileggere il testo mentore Soldati con gli occhi di uno scrittore e riflettere sul processo di scrittura di Ungaretti. Lavorare su un testo già noto è stato importante per consentire agli studenti di focalizzarsi sulla strategia senza doversi impegnare nella sua comprensione. Nel coinvolgimento attivo (l’active engagement dei manuali) ho proposto di costruire una loro immagine personale sul sasso o sulla foglia (che pure avevo chiesto di portare fisicamente a scuola) e annotarla sul taccuino. Potevano ragionare in chiave autobiografica o esistenziale sviluppando una similitudine, una metafora, una analogia. Davvero non avrei immaginato di emozionarmi così tanto nell’osservare e suggerire l’esercizio di “levare”, un piccola esperienza di labor limae che temevo li lasciasse insoddisfatti. E invece erano entusiasti per quello che prendeva forma sotto le loro mani.
Con consulenze con il docente e tra pari, in un paio di sessioni di WW dedicate alla revisione, quei ragazzi che difficilmente si sarebbero ritenuti capaci di scrivere poesie sono riusciti ad eliminare gli elementi superflui, a sottolineare con a capo e pause le parole forti che avevano scelto, a concentrarsi su similitudini e metafore, a far emergere le immagini rese più potenti. Sono nati frammenti altamente evocativi. Le poesie sono state trascritte sulle foglie e sui sassi che le avevano ispirate, in una antologia “materiale” intensa ed originale, che ha reso gli studenti davvero orgogliosi di far risuonare la loro voce.
Eccone un brevissimo repertorio:
COME LE FOGLIE
Cade / per far spazio / al suo prossimo.
Foglia / leggera:/ aspetto il vento; / volo, / ricado, / aspetto ancora.
Libera / ma schiava / del vento.
Come le foglie d’inverno: / non ci opponiamo / nonostante / un’incertezza…SASSI
Impenetrabili / come certe anime.
Il peso / di ogni attimo.
Così potente / ma costretto ad aspettare / chi lo liberi.
Anche nei momenti peggiori / sono freddo.
Cos’altro avrei potuto fare, dopo la pubblicazione di questi componimenti?
Sicuramente proporre un process paper, ma anche un piccolo commento letterario, se lo avessi preparato prima di questo modulo con una serie di minilesson. Ma nell’alternarsi delle nostre stagioni didattiche non mancheranno certo altre foglie e altri sassi su cui scrivere ancora.
“Mamma, ma tu e papà che classe fate?” chiese una delle mie figlie da piccola, sentendoci dire che andavamo a scuola. Ora andiamo in 2 alla secondaria di I grado e in 3 al liceo: viviamo da anni dentro un curricolo verticale, tra libri, albi illustrati e device. Per gli studenti sono la Rama. Abito e lavoro intensamente ad Ancona, online e qualche volta in trasferta; studio, progetto, scrivo, sperimento e condivido.