Nella nube dei significati. Un anno di “Educare alla lettura con il WRW”
Il mese di ottobre – mese internazionale delle biblioteche scolastiche – volge al termine e nelle scuole italiane ci accingiamo a promuovere la lettura con varie attività, contest ed eventi di #ioleggoperché, subito seguito da Libriamoci. Giornate di lettura nelle scuole attraverso cui il Cepell promuove la lettura ad alta voce. Per dare senso e cornice a questo fermento positivo riteniamo importante riportare ab ovo le motivazioni profonde che ci portano a “fare Reading Workshop”, dando voce a chi in questi mesi ha studiato il manuale di Jenny Poletti Riz e Silvia Pognante “Educare alla lettura con il WRW – Writing and Reading Workshop. Metodo e strumenti per la scuola secondaria di primo grado”, di cui festeggiamo il primo anniversario dalla pubblicazione.
Un lavoro importante, frutto di tanto studio e di tanta esperienza sul campo, che sistematizza il nostro modo di intendere il laboratorio di lettura, un luogo in cui la comunità ermeneutica della classe cresce in competenza, riflessione critica, empatia e cittadinanza. Una forma in cui la scuola diventa strumento con cui “rimuove gli ostacoli (…) che impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Per noi la lettura e la scrittura a scuola portano a questo, e in questo manuale lo si capisce senza dubbio. Ma ascoltiamo altre voci.
Alessio Trevisan
Quando sono partito con il WRW non sapevo dove dirigermi. Un’ex-collega mi suggerì in sala docenti, cinque anni fa, di entrare nel gruppo IWT. Non ricordo se lo feci subito, o dopo tempo. Ma sicuramente iniziai ad acquistare alcuni testi sul WRW, italiani e non. Iniziai a studiare. Oggi chi si appresta al metodo ha una fortuna enorme. Ha un testo che lo accompagna passo passo. Prima di tutto gli fornisce una cornice di senso. Quella è la chiave di tutto il laboratorio di lettura e scrittura: senza cornice di senso, tutto perde di significato. Tutto diventa un gioco di organizzatori grafici, un gioco di innovazione senza sostanza, un gioco di laboratorio senza artigiani e apprendisti. Questo testo è Educare alla lettura con il WRW. Partiamo dal titolo: educare anziché promuovere. Scavando nel libro capiremo anche che più che educare alla lettura come pratica, si cerca di individuare strade e orientamenti per educare lettori e lettrici per la vita, per costruire comunità ermeneutiche.
Adesso, cinque motivi per leggerlo.
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Dopo diverse (e bellissime!) pubblicazioni sul WRW, che hanno dato modo di entrare nel laboratorio, osservarne meccanismi e strutture, questo si presenta come un vero e proprio manuale, che dovrebbe essere testo obbligatorio di studio in tutti i corsi di didattica della lingua e della letteratura italiana.
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Si caratterizza per essere strumento che mette in sinergia teoria e prassi in un continuo dialogo operativo e illuminante: l’insegnante è accompagnato passo passo alla scoperta di un mondo, cioè l’educazione alla lettura.
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È scritto da insegnanti che hanno sperimentato e sperimentano tutt’ora ciò che hanno scritto, tanto che molto arriva direttamente dalle loro classi.
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Dedicano gli ultimi capitoli ad aspetti chiave del nostro lavoro, ovvero la progettazione didattica e la valutazione.
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Genera domande, genera dubbi, allena al cambiamento: non si può leggerlo senza mettere in discussione il proprio operato, senza chiedersi «ma quando ho lavorato su quella cosa lì potevo farla diversamente?».
Si tratta di una lettura imprescindibile per chi vuole fare WRW, per chi vuole costruire un laboratorio di lettura nelle proprie classi. Viene prima di ogni altra cosa. Poi attenzione: non bisogna fare tutto ciò che dice, non bisogna essere d’accordo su ogni virgola. Ma, come fa un buon insegnante-ricercatore, quando entra in un mondo che conosce più o meno o che conosce soltanto in parte: studia, ascolta, si fida. Poi – certo – l’operatività sarà graduale, eventualmente parziale, e cucita su di sé.
Quindi fidatevi: questa lettura è capace di dar senso al nostro agire didattico.
Lisa Manca
Condivido le mie impressioni su un testo che ritengo fondamentale per chi ha deciso di seguire il WRW. Mi riferisco a “Educare alla lettura” di Jenny Poletti Riz e Silvia Pognante. L’ho acquistato subito e ho iniziato a leggerlo, consultarlo e sperimentarlo rendendomi subito conto della sua efficacia. Ma la lettura avveniva a salti, secondo le mie esigenze; ogni volta però avevo la sensazione di perdermi qualcosa e così agli inizi di luglio ho deciso di iniziarne una lettura più analitica… È successo che mi sono resa conto che non dovevo leggerlo, dovevo studiarlo proprio come facevo all’università. Ora è chiosato, sottolineato, sintetizzato, STRAPAZZATO! Come mi sento? Rigenerata perché ho la sensazione di aver dialogato costantemente con Jenny e Silvia, ma non solo con loro, un po’ con tutte e tutti i membri dell’IWT; perché là dentro ci sono davvero tutti con il loro costante lavoro di studio e condivisione. Le note rimandano alla sitografia ricchissima dove è possibile entrare nelle classi di tutti e tutte che generosamente hanno scritto delle loro esperienze. Ma non solo, la lettura profonda del testo ti conduce a prendere in mano gli altri preziosi testi “Leggere, comprendere e condividere” di Loretta, Linda, Agnese, il testo sul racconto realistico di Daniela e Stefano, il testo sul racconto autobiografico di Romina e Silvia, perché capisci che ne vuoi sapere ancora di più e allora la lettura e lo studio si espandono. Io sono orgogliosa di appartenere alla categoria degli insegnanti, se gli insegnanti e le insegnanti sono così. 10 capitoli attraverso il metodo e per “attraverso” intendo proprio l’atto fisico dell’entrare interamente dentro qualcosa e restarne cambiate per sempre. 10 capitoli che trattano di educazione alla lettura ma anche e soprattutto di cultura della lettura. 10 capitoli che coniugano teoria e pratica, ricchissimi di materiale, consigli su tutti gli aspetti fondamentali legati alla lettura. Là dentro c’è tutto quello che ci deve essere per portare non solo RW ma tutto il WRW all’interno delle classi e costruire una cornice di senso al nostro agire da insegnanti. Io ne consiglio vivamente la lettura, pardon, lo studio ai colleghi/e che hanno deciso di accostarsi al metodo e di frequentare corsi di formazione, perché: “cercare il senso di ciò che facciamo in classe significa porci in atteggiamento riflessivo di ricerca”, dicono le due autrici e io ci credo.
Paolo Diliberto
Quando sono stato a Istanbul, nel quartiere di Fatih, ho avuto l’occasione di assistere a una cerimonia sufi, al termine della quale mi sono trovato a conversare con un membro della confraternita, che fortunatamente parlava italiano. «Dio è la punta del diamante: e le facce per raggiungerlo sono tante». Del nostro colloquio è una delle due frasi che porto con me da allora. In questi giorni, a scuola, mi è venuto da pensare spesso a quella frase, quando, in alcuni momenti dei nostri laboratori, abbiamo gustato, io, i miei alunni e le mie alunne, l’ideale di comunità ermeneutica, che legge e prova a interpretare un testo. Sono quelle umili epifanie in cui sperimentiamo che davvero ci avviciniamo a un senso solo mettendo insieme le letture di senso che ognunə di noi dà.
Innesto l’immagine del diamante sulla definizione di letterario che dà il professor Enrico Terrinoni, docente di letteratura inglese presso l’Università per Stranieri di Perugia, traduttore di Joyce e teorico della traduzione: «Definisco “letterario” la nube di significati potenziali che i testi, appartenenti al poroso ambito della letteratura, proiettano al di fuori di sé in maniera, diciamo, prismatica… È, il “letterario”, una dimensione in cui si fondono assieme le intenzioni, l’ispirazione e gli obiettivi iniziali dell’artista, ma anche i punti non fissi, né fissati o fissabili in alcuno spazio certo, in cui questa dimensione incrocia le traiettorie della lettura. Include, dunque, tutte le varianti e le dinamiche per cui un dato oggetto letterario può divenire, in modi vari spesso contraddittori, patrimonio di un pubblico più o meno vasto, mutandosi però sempre e ineluttabilmente nel passaggio da testi a teste»1.
Nel passaggio da testi a teste! Sembra il titolo di una delle nostre Minilezioni. Perché è in una tempesta di significazione (ancora Terrinoni, ibid.) che ci muoviamo quando leggiamo. Dalla quale (o nella quale!) possiamo solo sortire insieme.
È questa l’idea di fondo (idea umanistica, etica, politica, abbinate voi l’aggettivo) che guida la scrittura dei capitoli di Educare alla lettura con il Writing and Reading Workshop e che ci ricorda che, al di là dei metodi e delle strategie, quello è l’orizzonte a cui tendere.
Il che rischierebbe di risultare certo molto bello ma anche astratto, se non fosse che qui, nel libro in questione, come nelle altre pubblicazioni (altri testi, articoli) e nei corsi di formazione degli/delle Italian Writing Teachers, parliamo di persone che quotidianamente hanno le mani in pasta nel mondo della scuola. E nello stesso tempo sono ricercatrici, ricercatori.
Diamo solo una rapida occhiata, nello specifico, alla bibliografia che hanno messo insieme Jenny Poletti Riz e Silvia Pognante: a parte l’ovvia “triade” Atwell-Calkins-Serravallo, troviamo poi Rosenblatt e Chambers, Dewey e Freire per nominarne alcuni; e, planando poi sui nostri, Blezza Picherle, Castoldi, Comoglio, De Mauro, Eco, Frasnedi, Raimondi… Sono citati poi articoli su riviste e la sitografia arricchisce ulteriormente il quadro dei riferimenti.
«Questa è gente che studia!» avrebbe detto un mio compagno dell’università. E nello stesso tempo Jenny e Silvia sono insegnanti come noi!
In Educare alla lettura con il Writing and Reading Workshop, insomma, io ho trovato una formazione dal basso stimolante, ricca di agganci concreti, concretissimi alla quotidianità che vivo tutti i giorni nelle mie classi; e contemporaneamente una formazione che si alimenta di e alimenta un continuo lavoro di ricerca, che le due autrici sono state capaci di sgranare nei capitoli del libro.
Forse è di questo oggi che la scuola ha di nuovo bisogno: che noi insegnanti riprendiamo il nostro ruolo di insegnanti. Di sapienti e di artigiani insieme. Come da sempre è stato, e che, a me sembra, da troppo tempo abbiamo accantonato.
Jenny e Silvia nel loro libro ce lo ricordano. Ce lo ricorda ogni giorno la comunità dialogante degli/delle Italian Writing Teachers.
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“Chi si somiglia, si piglia” sostiene il noto adagio. Molto delle parole di questi colleghi che ringraziamo di cuore ritroviamo negli slanci, negli intenti, nell’orizzonte di senso di tanti colleghi incontrati in questi anni in formazione, e tutti potrebbero fare eco a quanto Jenny Poletti Riz e Silvia Pognante hanno scritto in questo manuale.
Riecheggia quanto ha sottolineato nella prefazione Tiziana Mascia, una studiosa preparata da sempre punto di riferimento importante e, grazie a questo lavoro, amica del nostro gruppo.
Vogliamo pertanto chiudere questo articolo con le sue parole che aprono il volume, per festeggiare il primo compleanno di “Educare la lettura” e con esso tutta la nostra comunità di pratica.
“Se durante gli anni della scuola avete avuto la fortuna di incontrare un insegnante capace di segnare profondamente il vostro rapporto con i libri e la letteratura, sapete bene (per dirla con Carver) di cosa parliamo quando parliamo di docenti realmente capaci di trasmettere la passione per la lettura con entusiasmo e convinzione.
Le voci di Jenny Poletti Riz e Silvia Pognante sono le voci di due vere insegnanti, determinate e coraggiose che desiderano mettersi al servizio degli studenti per offrir loro una reale possibilità di diventare dei lettori e delle lettrici competenti.
Nelle aule osservano le abitudini e le difficoltà dei lettori adolescenti nel pieno della costruzione del sé, dove il piacere della lettura continua a rappresentare «una conquista faticosa e non un dato di partenza su cui poter contare»2.
Le autrici valutano il calo della motivazione alla lettura e il progressivo allontanamento dalla fruizione tradizionale della letteratura da parte dei giovani. Studiano, si documentano e approfondiscono oltre i propri confini mettendo in discussione il loro agire didattico. Sanno bene che la scuola rappresenta la nostra «grande opportunità» per formare lettori in ogni gruppo sociale e che tale formazione dipende, in larga misura, dal contributo dei docenti che vi operano. In questo volume condividono, sul piano teorico e metodologico, il loro programma di educazione alla lettura basato sul Reading Workshop, un ecosistema per crescere lettori e favorire nuove prospettive sulla didattica della letteratura. Un programma in cui si attesta la centralità del lettore e nel quale confluiscono conoscenze provenienti da diversi ambiti. Il Reading Workshop è anche una comunità di persone, di lettori e di lettrici che si confrontano, riflettono e interpretano testi, nell’ottica di un apprendimento cooperativo continuo. Pagina dopo pagina, Jenny Poletti Riz e Silvia Pognante, con approccio laboratoriale, frutto anche della loro esperienza diretta sul campo, offrono indicazioni fondamentali agli insegnanti con l’intento di: costruire un ambiente di lettura, pianificare percorsi di lettura ad alta voce, lettura interattiva e indipendente, insegnare le strategie di comprensione, organizzare le conversazioni sui libri o riconoscere i profili dei propri studenti per aiutarli a raggiungere nuovi traguardi di lettura.
Certo, siamo consapevoli della complessità che comporta lo studio di un oggetto didattico particolarmente articolato come la lettura e sappiamo che l’efficacia delle azioni didattiche è soggetta a molteplici fattori. Per paura di fallire o per pressioni esterne spesso rischiamo di perderci nel frastuono dei mantra sempre più frequenti sulla preparazione ai test, trascurando proprio quei programmi che potrebbero condurre i nostri studenti al successo nella lettura, nella scrittura e nello sviluppo del pensiero critico. Qui non ci sono fogli di lavoro, test al computer, programmi di incentivazione o copioni preconfezionati. Qui le autrici, restando fedeli alle pratiche che hanno affinato all’interno delle loro classi con il Reading Workshop, ci ricordano costantemente gli elementi a cui dobbiamo prestare attenzione per costruire un percorso di lettura che sia in grado di lasciare una eredità ai nostri studenti”.
Note
- L’intero articolo su Il Tascabile del 31 maggio 2021; il corsivo nella citazione è di Paolo Diliberto.
- Luperini, 2013
Siamo un gruppo di docenti di Lettere della Scuola Primaria, Secondaria di Primo e Secondo grado provenienti da regioni, città e scuole diverse.
Ci accomunano la passione per l’insegnamento, la voglia di metterci in gioco ed il desiderio di fare dei nostri studenti scrittori competenti e “lettori a vita”.