Quando la scrittura autentica va sostenuta: liberi di seguire le tracce (2°parte)
Daniela
Nella prima parte di questo approfondimento, Romina ha fatto riferimento a modalità di lavoro che utilizzava già prima di sperimentare il WRW e che avevano reso più flessibile il tempo dedicato alla stesura di un testo valutato. Anche per me, e sono certa anche per chi legge, ci sono state tappe intermedie, ovvero attività laboratoriali che poi abbiamo potuto mettere a sistema introducendo il Writing Workshop. È proprio verso questi passaggi graduali che incoraggiamo sempre i colleghi durante le formazioni, perché noi per primi li abbiamo attraversati, insieme ai nostri giovani scrittori. Se riusciamo a mantenere fermo il focus sui principi base del laboratorio – tempo, scelta, autenticità, consapevolezza, comunità, feedback, solo per elencare i principali – non siamo costretti a cambiare di colpo il setting delle nostre lezioni e possiamo valutare gradualmente l’impatto di questa metodologia.
È stato così che ho organizzato il mio primo anno di sperimentazione del WRW, insieme a Jenny Poletti ed Elisa Turrini. Non eravamo abbastanza esperte per gestire in modo completo tutte le minilesson di scrittura su diversi generi letterari. Così proponemmo ai ragazzi le strategie per la fiction che Jenny aveva ideato per il concorso Scrittori di classe (1): costruire un personaggio a tre dimensioni; sviluppare la parte centrale del racconto con diverse tipologie di sequenze; realizzare un “incipit che acchiappa il lettore”; dilatare una scena importante utilizzando i cinque sensi.
Erano quasi i nostri primi passi nella scrittura: pochissime strategie e, soprattutto, troppo ampie rispetto a come oggi le concepiamo, cioè più focalizzate su istruzioni esplicite. Eppure i testi dei ragazzi presero con decisione la strada di una maggiore autenticità. Può sembrare un paradosso, all’inizio, ma diventare padroni di alcune tecniche aveva permesso loro di trovare una voce più originale. Di fatto, un paradosso non è: solo grazie all’esercizio e alla tecnica posso esprimere su carta quello che ho in testa nel modo più mimetico possibile. E i pilastri del laboratorio creano appunto la cornice in cui fare pratica costante per mezzo delle strategie di scrittura (ovvero come fare per… )!
Un’altra modalità che avevo adottato in classe era quella che poi ho ritrovato nel WRW denominata peer feedback. Riconsegnavo i testi senza valutazione, solo con i miei consigli. La revisione (nemmeno questa la chiamavo così allora!) era svolta in coppia. L’attività piacque molto e oggi la propongo già nel primo quadrimestre della prima, perché contribuisce a creare dei legami positivi all’interno della comunità, mostra nel concreto che tutti hanno bisogno di un aiuto e l’errore non è un fallimento, bensì un punto di partenza per il nostro lavoro.
In quell’anno di primi tentativi avevo una terza e, per la prima volta nella mia esperienza, nella prova d’esame assegnai il massimo dei voti a molti dei loro racconti, la prima tipologia testuale: l’applicazione delle tecniche di scrittura aveva reso davvero coinvolgente la lettura dei loro piccoli memoir!
Romina
Anche io ho capito che c’era un modo diverso di scrivere quando mi imbattei nelle strategie di Jenny per il Concorso di Conad “Scrittori di classe”. Seguimmo quel percorso nella scrittura di un racconto collaborativo e vidi che si poteva insegnare a scrivere in modo diverso.
Cosa facevo all’inizio?
Partivo da un testo su traccia, poi continuavamo a lavorare su quello, dopo una prima correzione in cui non segnavo solo gli errori formali ma dialogavo per iscritto con gli studenti, con commenti, segnali di attenzione o domande: grazie a questa sorta di prime consulenze scritte – a cui si poteva affiancare qualche momento di supporto dal vivo – il testo del “tema” diventava bozza di scrittura e, una volta fatta la revisione (prima da soli, poi ripetuta dopo un confronto a coppie), la sua riscrittura andava incontro a una nuova valutazione.
Studiando ho capito che anche alcuni maestri del WRW consentono agli studenti, successivamente alla consegna del pezzo, di poter di rilavorare sui testi per migliorare la valutazione ottenuta. È quanto raccontano, ad es., Penny Kittle e Kelly Gallagher: in 180 Days (p. 112) parlano non di “final draft” (pezzo finito) ma di “best draft”, con l’idea che il testo è sempre migliorabile mediante una riscrittura ulteriore, la migliore possibile entro una nuova scadenza. Anche adesso, quando devo lavorare su traccia senza poter lasciare disteso su più sessioni il processo di scrittura, lascio aperta la possibilità di valutare due volte lo stesso testo, dopo un lavoro di revisione.
Daniela
Ci sono, infatti, situazioni particolari, pur nella piena sperimentazione del WRW, in cui abbiamo integrato nel percorso la proposta di una traccia data dal docente. Passiamole in rassegna.
Scrittura su traccia come (auto)valutazione a inizio e fine percorso
Proponendola all’inizio e alla fine di una unità (considerando che la produzione in un determinato genere letterario può impiegare da quattro a sei settimane, ma il medesimo genere può essere affrontato anche due volte nel corso dell’anno scolastico) oppure a inizio e fine anno scolastico, possiamo valutare i progressi fatti e, cosa ancor più importante, possono farlo loro stessi. Esempio di questa attività: a inizio anno si propone una traccia “classica” come il racconto di una giornata speciale delle vacanze estive, o un episodio vissuto con un amico. Lo stesso titolo, riproposto a fine anno, può rientrare tra le attività finali di metacognizione o del portfolio di autovalutazione. Come guido gli scrittori a riconoscere progressi o aree in cui possono ancora migliorare? In autonomia o con la collaborazione dei pari possono usare le check list con cui io stessa ho valutato i loro testi di inizio anno. Oppure, per i più grandi, esaminando l’elenco delle tecniche di scrittura utilizzate per quel genere letterario o creando loro stessi una check list delle caratteristiche di un testo perfetto.
Sono occasioni di crescita da non sottovalutare, grazie alle quali ho sempre visto nascere collaborazioni gioiose tra gli scrittori. Quando devi spiegare a un compagno o compagna che effetto hai voluto raggiungere con le tue scelte narrative, stai facendo uno sforzo metacognitivo dedicato a un obiettivo autentico, ovvero emozionare o persuadere il tuo lettore. Unico effetto collaterale di tanto lavoro di revisione e confronto fra pari è che in tutte le sessioni di scrittura li vedo poi alzarsi in piedi per raggiungere il loro consulente di fiducia, il che può essere un problema se siamo in fase di stesura finale e voglio valutare quel testo…
Scrittura su traccia come “genere a parte” preparatoria all’esame
Non dimentichiamoci dell’esame.
In terza, al rientro dalle vacanze di Natale, si inizia la preparazione al testo d’esame per abituare i nostri scrittori a stare nei tempi, “strizzando” il processo di scrittura e applicando le tecniche apprese, a partire dalle strategie di prescrittura. Tuttavia, all’esame non avranno a disposizione il taccuino, quindi il primo allenamento riguarda come si analizza una traccia in fase di prescrittura, per far scaturire semi, cioè COSA posso dire. Non potranno avere nemmeno il loro quaderno con l’elenco delle ML, perciò la traccia deve servire anche come spunto per richiamare alla memoria le strategie più importanti di cui dovranno servirsi, a partire dalla struttura e dalle caratteristiche peculiari del genere letterario della traccia scelta, ovvero COME sviluppare i miei semi dando un taglio personale al testo.
Ebbene, per allenare le classi terze allo scritto d’esame, dico loro che dovranno lavorare a partire dalla traccia come se fossero sul taccuino ma in tempi ristretti. Hanno bisogno di distinguere con chiarezza, quindi, quali strategie aiutano la generazione di idee, i contenuti, e quali invece servono per pianificare la struttura e lo stile. Non serve a questo punto che dica come funziona questo allenamento: si parte con il modeling del docente, ovvero mostro come ragiono io davanti alle diverse tracce. Le affrontiamo a tappe, da gennaio in poi, una tipologia testuale alla volta, prima io, poi voi, l’incoraggiamento – mantra di ogni prima volta nel laboratorio! E sul foglio della bozza pretendo di trovare esplicitate le strategie utilizzate, che siano liste, quickwrite a partire da parole chiave della traccia, disegni, organizzatori grafici per il personaggio o per la trama, se si tratta di fiction, format per la struttura dei paragrafi, quando si sviluppa un testo non fiction etc…
Consiglio di regalarsi un’ora di tempo per seguire il webinar dal titolo Non so cosa scrivere (cfr. bibliografia): l’autrice e docente di letteratura Benedetta Bonfiglioli fornisce un modello di come si può “esplodere” una traccia senza paura della pagina bianca, perché, dice: “Io sono un autore se so come muovermi”.
Romina
Scrittura su traccia richiesta dalla scuola: alcuni compromessi
Oltre alla preparazione all’esame ci sono anche altre situazioni che potrebbero richiedere un testo su traccia. In molte scuole, ad es., ai fini dell’autovalutazione di Istituto, si svolgono prove comuni per classi parallele o dipartimentali. Oltre alla stessa rubrica di valutazione, a criteri generali, durata e altre indicazioni comuni di lavoro va definita una traccia condivisa. Quando mi trovo a proporre tracce per le prove comuni del Dipartimento, pongo ugualmente il più possibile attenzione al processo e lascio una certa autonomia di scelta dentro a qualche vincolo. Questo è un compromesso accolto volentieri: dentro una traccia “ampia” ci stanno tutti. Quelle che sono dettagliate sono piuttosto le indicazioni metodologiche per strutturare il processo di lavoro, per puntellare gli studenti fragili, quelli abituati alle consulenze e quelli che sanno lavorare solo in modo tradizionale. Tale proposta per gli studenti arriva sempre al termine di un percorso in cui si è sperimentata l’immersione e la scrittura libera dentro il genere o la tipologia testuale.
Di seguito ho elencato alcuni tipi di traccia inseriti nelle terne di queste prove dipartimentali.
Una traccia autobiografica che “apre” e non vincola a situazioni circoscritte: “Racconta di quella volta che (ti sei sentito)…” / “La prima volta che …”.
L’attenzione è a scegliere esperienze generalmente condivise da preadolescenti nel corso dell’infanzia. Chi è abituato a lavorare con “attivatori” e ha riempito il taccuino con annotazioni autobiografiche per poesie o narrativa è certamente facilitato nella scelta di cosa scrivere.
Un vincolo di genere / tipologia testuale o formale (struttura del testo, occasione di scrittura e destinatario) ma con libertà di argomento.
Questo permette agli studenti di mantenere aperta la strada della creatività ma allo stesso tempo li responsabilizza e invita a sperimentare le tecniche illustrate. Possono in alcuni casi guardare i cartelloni, consultare il taccuino e il repertorio di minilesson studiate, o gli appunti, previa decisione condivisa in dipartimento.
A volte capita, come succede a noi, che gli studenti abbiano un’idea in testa o un bisogno impellente di scrivere al di fuori del genere trattato: porre il vincolo di occasione o di destinatario (ad es. scrivi un testo destinato ai tuoi coetanei ospitato in una delle raccolte – poesia, racconti, divulgazione – del giornalino on line della scuola) consente di accogliere questa istanza senza il rischio di andare fuori traccia. Certo, avere un giornalino digitale che effettivamente accoglie nelle rubriche anche gli scritti degli studenti aiuta a simulare l’autenticità in prove come queste.
Spunti tipo quickwrite (si veda la prima parte del presente articolo).
Uno spunto da un’immagine.
Tale proposta non è destinata solo ai lettori esperti di albi illustrati o a chi è abituato a lavorare con Thinking Routine (ad es. See – Think – Wonder, tradotta dall’INDIRE con “Vedi-pensa-chiediti”), perché un prompt visivo è comunque molto libero, offre un ventaglio più ampio di interpretazioni perché stimola associazioni di idee e immagini mentali, anche senza l’analisi stilistica dell’illustrazione.
Questo format è stato da me introdotto per alcuni anni anche nel concorso letterario di Istituto, dall’infanzia alla secondaria: non ci sono vincoli di genere, l’illustrazione diventa “traccia aperta” a patto che sia riconoscibile a un certo punto del testo (incipit, explicit, o nella parte centrale). Avevo studiato che Lucy Calkins, nella Unit of Study dedicata agli Small Moments e rivolta al kindergarten, propone la strutturazione di un testo con tre sequenze illustrate dai bambini (sotto le quali le maestre scrivono la frase della storia raccontata dagli alunni che ancora non sanno scrivere). I nostri bambini dell’infanzia e dei primi anni della primaria hanno scelto di collocare l’illustrazione stimolo della traccia del concorso accanto alle loro all’inizio, al centro o in coda al loro racconto, proprio sullo schema grafico della Unit. Le maestre, che lavorano tanto con le immagini (anche se non tutte con le stesse competenze analitiche), si sono ritrovate pienamente in questa proposta di scrittura, che voleva anche offrire un modello per il lavoro curricolare. Ma pure per studenti-scrittori più grandi l’esperienza è stata ricca e stimolante. Lo avevo sperimentato tanti anni fa in un concorso di scrittura per giovani: in commissione avevamo proposto opere d’arte (solo appena contestualizzate in una nota) come stimolo alla scrittura argomentativa o di riflessione e questo aveva generato connessioni più ricche di quanto non avvenisse partendo da una citazione. Ciò diventa ancora più generativo nella scrittura di testi fiction, come ho verificato per anni nelle mie classi prima di approdare al WRW.
Anche nel testo d’esame per la tipologia A (testo narrativo/descrittivo) si può partire da una traccia grafica (illustrazione, fotografia o opera d’arte): in stimoli come questi la capacità di lettura dell’immagine può certamente aiutare ma non è fondamentale. Non credo sia un uso che tradisce l’immagine come prodotto artistico, per lo meno non più di quanto lo sia proporre stralci di testi letterari come spunto per la fiction o per il racconto autobiografico o per testi argomentativi, come troviamo negli esempi del documento della commissione guidata dal prof. Serianni.
Daniela e Romina
Riflessione a latere: ma la scrittura su traccia può essere autentica?
Nel percorso di studi i nostri studenti si imbatteranno nella scrittura su traccia non solo all’esame, ma in molte verifiche scritte e nella produzione scritta su quanto si è letto e/o vissuto e va rielaborato (argomenti di studio, commenti letterari, relazioni su esperienze). Aver lavorato sulla stesura di testi non fiction li aiuterà molto. Un esempio di questa modalità sarà la scrittura del saggio letterario di cui vi parlerà Daniela nella terza parte di questo contributo.
Potranno, inoltre, partecipare a concorsi letterari che hanno una traccia di scrittura. Anche fuori dalla scuola, negli anni a venire, si troveranno – come accade a noi – a dover scrivere articoli, progetti, programmazioni… E tornare alla traccia o al vincolo dopo un percorso di WRW vuol dire saperli comprendere e smontare, affrontarli con nuove modalità e attenzione al processo, scegliere le strategie e le tecniche più efficaci, trovare la propria voce ed esprimersi all’interno di binari più definiti: decisamente un’ulteriore prova di competenza e creatività.
Note
1. Concorso di scrittura per la scuola legato al marchio di supermercati Conad, a.s. 2014-2015.
Biblio/sitografia
webinar Non so cosa scrivere Progetto Meli Leggo della Biblioteca comunale di Cles, con Benedetta Bonfiglioli, moderato da Daniela Pellacani.
L. Calkins – A. Oxenhorn, Small Moments: Personal Narrative Writing
L. Serianni e altri, DOCUMENTO DI ORIENTAMENTO PER LA REDAZIONE DELLA PROVA D’ITALIANO NELL’ESAME DI STATO CONCLUSIVO DEL PRIMO CICLO, presentato il 16 gennaio 2018.
P. Kittle – K. Gallagher, 180 Days. Two Teachers and the Quest to Engage and Empower Adolescents
R. Ritchhart – M. Church, Making Thinking Visible
E. Mughini – S. Panzavolta, MLTV. Making Learning and Thinking Visible. Rendere visibili pensiero e apprendimento.
Docente di lettere presso la Scuola secondaria di I grado G. Fassi di Carpi (MO), è cofondatrice insieme a Jenny Poletti Riz ed Elisa Turrini di “Italian Writing Teachers”. Studiosa in continua ricerca, svolge attività di formatrice sul Writing and Reading Workshop.
Per gli studenti la Rama. Prof. alle medie, figli alla primaria, marito al liceo: vivo dentro un curricolo verticale, tra albi illustrati, libri e device. Abito e lavoro intensamente ad Ancona e sui social; studio, progetto, sperimento e condivido. rominaramazzotti.wordpress.com
Siamo un gruppo di docenti di Lettere della Scuola Primaria, Secondaria di Primo e Secondo grado provenienti da regioni, città e scuole diverse.
Ci accomunano la passione per l’insegnamento, la voglia di metterci in gioco ed il desiderio di fare dei nostri studenti scrittori competenti e “lettori a vita”.