Horror (vacui). Un percorso di scrittura sul testo horror.
Nell’arte con il termine horror vacui si intende l’atto di riempire l’intera superficie con particolari finemente dettagliati. Quando penso al genere horror e ai miei studenti non può che venirmi in mente questa locuzione: tutti vogliono scrivere un testo horror e tutti lo riempiono di particolari, esagerazioni, dettagli. Invece per lavorare con la paura è necessario riconoscerla, affrontarla e avere misura nel descriverla, così da lasciare molto all’indeterminato e al non detto: in questo articolo proverò a tratteggiare il percorso fatto in classe alla ricerca del perturbante e della misura.
Classe di riferimento: seconda media
Periodo: io scelgo di lavorare a blocchi, il percorso si è svolto nel periodo dicembre/febbraio, per circa 3 ore a settimana con questa scansione (che è però puramente indicativa):
- Entriamo in argomento: dicembre 4h
- Immersione: gennaio 6h
- Scrittura: gennaio/febbraio 10h
Horror perché
Certamente non perché, o non solo perché, si trova in tutti i libri di testo ed è previsto tra i generi da leggere in classe: affrontare l’horror ha una precisa valenza antropologica.
Certamente ha a che fare con l’età dei nostri studenti: indagare l’horror è indagare le paure, immedesimarsi, farsi risucchiare, affrontare attraverso le pagine l’ansia e l’angoscia che tanta parte hanno in adolescenza. Ma la grande fortuna che horror e fantasy hanno tra i nostri ragazzi credo sia legata anche ad un altro fattore: il mondo globale ha pressoché cancellato il sapere popolare tradizionale, uniformandolo e creandone uno nuovo, disinnescandolo in un certo qual modo. Al folk si è sostituito il pop: ecco dunque la nuova mitologia degli Avengers o le fiabe riscritte e risemantizzate; basti pensare all’importanza del “bacio del vero amore” nelle trasposizioni Disney, elemento che quasi non compare nelle fiabe tradizionali. I nostri bambini non si confrontano con la paura irrazionale attraverso il racconto, al più la incontrano mediata come emozione in Inside out, film di animazione della Pixar, o come festa in maschera ad Halloween.
Ma affrontare la paura, guardarla negli occhi e conoscerla fa parte di quei riti di iniziazione che preparano alla vita adulta e, come sempre, la letteratura può aiutarci a conoscere e riconoscere noi stessi.
Verso l’horror
Affronto il racconto horror in seconda: esso non sbuca come un fungo dal niente ma si inserisce in un percorso che ha le sue radici in prima e proseguirà in terza.
In prima attraverso i bestiari e il folklore classico e medievale conosciamo alcuni dei mostri che accompagnano da sempre i racconti horror: fantasmi, demoni, licantropi, lamie, striges, orchi. Attraverso racconti, immagini e miniature abbiamo poi esplorato due ambienti principali: il bosco, che è luogo della paura, ma anche luogo che nutre e aiuta, e la notte che per l’uomo senza elettricità è regno della paura, dell’inconoscibile e dell’irrazionale.
Abbiamo letto Hansel e Gretel nella versione originale e in quella di Gaiman che trasforma la fiaba in racconto: ci sono il bosco, il male che viene dai genitori, la strega che inganna, mangia e fagocita, ma soprattutto i bambini che vincono e superano la paura, riattraversano il bosco e guadano il fiume tornando diversi da prima. La sequenza che dal capitolo 12 ci porta al 15 di Pinocchio è un vero racconto horror: durante la lettura ad alta voce abbiamo incontrato l’inganno del Gatto e della Volpe, la pausa narrativa nella locanda del Gambero rosso che ci fa tirare il fiato, ma, contemporaneamente, prepara alla velocità dell’inseguimento con gli assassini, all’inutile richiesta di aiuto alla fata che è morta e risponde come un fantasma mentre attende la bara. La climax ci lascia appesi alla quercia con il burattino, l’impiccagione è descritta con dovizia di particolari e ben illustrata da Innocenti nella versione che ho scelto di leggere in classe.
Nella prima classe quindi l’horror ha trovato spazio come elemento all’interno di altri generi e ci siamo chiesti perché è stato inserito, quali effetti ha determinato nei protagonisti e nei lettori.
Entriamo in argomento
Ora siamo in seconda, è l’anno giusto per affrontare l’horror, non come sequenza o elemento all’interno di un testo, ma come racconto a sé stante.
All’inizio di ogni percorso inserisco un’attività che costituisce lancio e ingresso nel genere che abbiamo intenzione di esplorare. In questo caso il mio interesse era riprendere il percorso dell’anno precedente e inserire elementi nuovi.
Ho scelto di partire da due fiabe: Naso d’argento, presente nella raccolta Fiabe Italiane di Calvino e Barbablù, nella versione di Perrault e in quella proposta dall’albo illustrato Barbablù di Pacheco e Lossani.
Ho chiesto ai ragazzi di riprendere la curva della narrazione, di esplorare il personaggio e di applicare la routine peel the fruit a cui ci stiamo dedicando dall’inizio dell’anno.
Questa la forma di visualizzazione proposta:
Sul tuo quaderno disegna il personaggio di Naso d’Argento così come lo immagini, cercando i dettagli nel testo e provando prima a immaginarli nella tua testa, come abbiamo imparato a fare con la tecnica della visualizzazione. Poi prova a esplorare alcuni ambiti che non compaiono nel testo e scrivili intorno al disegno. Stai attento a fare scelte coerenti con il personaggio: cosa c’è nel suo armadio? Quale è il suo hobby? Cosa c’è nel suo frigo? Come è fatta la sua casa?
Una volta ricostruiti e compresi i testi abbiamo discusso su: quali elementi fanno paura? Perché? Come sono descritti gli ambienti? Che differenza c’è tra il testo originale e la riscrittura? Notando che, al pari di quanto successo con la riscrittura di Gaiman, in un racconto aumentano le descrizioni, le sequenze riflessive e i dialoghi.
Per riprendere il lungo lavoro fatto con i bestiari e gli animali fantastici in prima e creare un collegamento con le società amerindie, ho riproposto loro l’analisi di alcuni esseri tratti da Il bestiario mexicano di Claudio Romo.
Immersione
Il rischio del momento “entrare in argomento” è mettere troppa carne al fuoco e allontanare l’attenzione dal genere che poi si vuole esplorare, anche e soprattutto in virtù del fatto che ho presentato loro testi che appartengono ad un altro genere (due fiabe e un bestiario). È ora il momento di concentrarci sul testo horror, un genere molto vasto e variegato: io ho ristretto il campo a racconti in cui emergesse il conflitto tra elementi reali e soprannaturali e in cui il perturbante prevalesse sullo splatter e sul pulp.
Per l’immersione ho usato i testi presenti nella mia antologia: li ho selezionati e ripresentati ai ragazzi con la chiara intenzione di mettere in luce:
- la struttura e il ritmo
- il narratore
- l’ambientazione
- la suspance/ il colpo di scena
- il perturbante
- i personaggi
- l’incipit e il finale.
Mi sono servita anche dell’albo illustrato A volte ritornano, storie di fantasmi, che contiene alcuni racconti classici ridotti e illustrati da Maurizio A.C. Quarello.
Il racconto che apre la raccolta, “La morta” di Guy De Maupassant, è un ottimo mentor per osservare il narratore in prima persona, che ci conduce all’interno di un cimitero e alla rivelazione finale.
Attraverso un organizzatore grafico i ragazzi hanno provato individuare chi racconta/ quando racconta/ che caratteristiche ha. È importante che ogni parte messa in evidenza venga giustificata con il testo: scopriamo così che chi racconta è un giovane uomo innamorato che aveva vissuto una storia travolgente con una ragazza morta per un’influenza e che la sua mente non è stabile; ci dice, infatti, di non ricordare come e quando morì la sua fidanzata, è come se i suoi ricordi fossero annebbiati. La relazione tra narratore e lettore è molto stretta, egli decide di confessarci un’esperienza straordinaria vissuta al cimitero per mostrarci la verità sulle persone: tutti mentono a tutti e solo nella morte e da fantasmi la verità emerge.
Grazie a questo racconto è emerso come la prima persona possa essere una scelta più coinvolgente per un racconto horror, stringendo un patto più saldo con il lettore che viene guidato passo passo attraverso lo sguardo del protagonista.
Nella fase dell’immersione si sono dimostrati utili anche i book talk fatti dagli studenti che hanno scelto di leggere questi romanzi horror:
Grazie alla loro analisi abbiamo osservato e discusso sugli incipit, sul momento di massima suspance del testo e sulle emozioni che i lettori si trovano a vivere.
(continua)
A tre anni dichiarai al mondo di voler fare l’insegnante e da allora non ho mai smesso. Vivo a Como e imparo ogni giorno dai miei studenti a fare il mio mestiere. (son fortunata, lo so).