Ripensarci insieme – prima parte: i pilastri del Writing and Reading Workshop
Forse l’estate ha finito di vivere.
Si sono fatte rare anche le cicale.
(Eugenio Montale, Niente di grave)
La paura uccide la mente. La paura è la piccola morte che porta con sé l’annullamento totale. Guarderò in faccia la mia paura. Permetterò che mi calpesti e mi attraversi, e quando sarà passata non ci sarà più nulla, soltanto io ci sarò.
(Frank Herbert, Dune)
Questa mattina sono stata svegliata dalle cicale. Da giugno a fine agosto il loro frinito diventa una colonna sonora famigliare, per me un piacevole sottofondo che sa di sole e vacanza e che ad un certo momento non noto nemmeno più, fino a quando un giorno mi accorgo di un nuovo silenzio: è arrivato l’autunno.
Eppure oggi, poco dopo l’alba e nonostante la notte insonne, il suono mi ha fatto aprire gli occhi, infastidita dalla sua insistenza. Mi sono rigirata in testa questa sensazione di fastidio per un po’, poi ho capito: oggi ho associato il canto delle cicale al pensiero fisso che mi assilla da settimane, il pensiero del rientro in classe dopo la DAD, a cavallo tra il terrore di dover ripetere l’esperienza e l’incertezza di come impostare il lavoro in quella che sarà una nuova forma di presenza, una “scuola diminuita” di così tanto che al solo pensiero mi assale la paura.
Tenere a bada l’ansia è un’impresa ardua anche perché, come molti docenti, mi trovo in uno stallo degno di un film di Tarantino: per calmarmi di solito mi metto a programmare, ma programmare quest’anno è operazione incerta ed ansiogena. Che fare? Come ripensare un nuovo modo di stare in classe quando l’approccio che segui da anni è il contrario dell’idea di scuola che ci attende, con alunni trasformati in un esercito di terracotta e aule che paiono la scacchiera di Marostica?
Come sempre quando sono in difficoltà, mi sono rivolta alla nostra comunità di pratica per provare a cercare insieme vie percorribili, le abbiamo raccolte in un file condiviso a partire dai fondamentali del Writing and Reading Workshop e oggi, con in sottofondo il canto delle cicale, ho deciso che è giunto il momento di tentare una sintesi dei nostri pensieri, consapevole che si tratterà di ipotesi provvisorie e soggette a revisione continua, perché mai come ora ogni scuola, ogni classe e ogni docente sono un caso a sé e mai come ora dovremo essere flessibili nel ripensare le nostre abitudini e il nostro agire giorno per giorno.
SALVAGUARDARE I PILASTRI
La DAD è entrata nelle nostre vite come un uragano, lasciandoci frastornati ma con una certezza: non c’è apprendimento senza relazione ed è quella che, prima di ogni cosa, va salvaguardata. Ecco perché diventa fondamentale ripensare i pilastri del nostro approccio ponendoci alcune domande-guida:
- cosa ritengo imprescindibile per le mie classi?
- cosa ritengo imprescindibile nel WRW?
- quali cambiamenti concreti posso apportare per continuare a lavorare in modo laboratoriale?
- sono applicabili alla mia realtà scolastica, alle mie classi?
COMUNITÀ
L’accoglienza, in qualsiasi classe e ancor più del solito, dovrebbe essere lunga ed incentrata su un’abbondante immersione nelle storie: condivisione di ricordi attraverso attività rompighiaccio (ad esempio un gioco ad estrazione o una reazione a catena a partire da parole-stimolo), tanta lettura ad alta voce di albi, poesie e racconti o romanzi brevi (per rispetto della sensibilità di ciascuno e delle vicende personali, penso siano da evitare accuratamente proposte che spingano a parlare dei mesi di lockdown e, a maggior ragione, i libri a tema) con condivisione di riflessioni a partire dai testi e prima introduzione di quelle che diventeranno le routine della comunità, tenendo ben in mente che siamo lì per accogliere e costruire, non per misurare (le prove di ingresso, se sono previste, sarebbe bene fossero spostate almeno a fine ottobre).
Nel corso dell’anno sarà importante rimanere pronti a cogliere le occasioni di confronto e condivisione, utilizzando ogni strumento a disposizione, digitale e non (ad esempio lo stream di Classroom o Padlet, ma anche post-it o cartoncini personali da appendere a poster).
INCLUSIONE
Lavorare sulla comunità significa lavorare su un’inclusione così concreta da diventare invisibile, ed è innegabile che questo sia uno degli aspetti che più ci preoccupa: come stare accanto (letteralmente e metaforicamente) ai nostri alunni che per vari motivi sono in difficoltà?
Sarà fondamentale instaurare da subito un clima di cura dell’altro, coinvolgendo anche gli alunni nella generazione di idee concrete e praticabili che trovino respiro anche fuori dall’aula (tutoraggio a distanza seppur in presenza? merende sciogli-dubbi in videoconferenza, con e senza docente?).
Soprattutto se abbiamo alunni con disabilità grave, insieme al collega di sostegno, dedicare molto tempo alla costruzione di una comunità che osserva attentamente e risponde ai bisogni dell’altro come può (anche con un sorriso, una parola, un aneddoto, una storia letta a turno) sarà un guadagno inestimabile per i mesi e gli anni a venire.
Sarà importante anche che ogni lezione sia corredata da “stampelle” condivisibili in piattaforma e per tutti: organizzatori grafici, glossari illustrati, promemoria per le strategie, brevi video riepilogativi, semplici audioletture ei testi modello di alunni e docente.
INDIVIDUALIZZAZIONE
Le consulenze di lettura e di scrittura, momento principe dell’individualizzazione nel WRW, sono ancora una grossa incognita: sarà possibile avvicinarsi agli alunni, e quanto?
Se l’ipotesi peggiore dovesse confermarsi (insegnante a due metri dagli alunni) bisognerà trovare un modo efficace di arrivare comunque a loro individualmente (commentare i documenti in Drive? dedicare alcune ore pomeridiane a consulenze via Meet? scrivere periodicamente email in cui facciamo il punto della situazione e condividiamo obiettivi a breve termine?).
RUOLO DEL DOCENTE
Ancor di più dovremo essere costruttori di comunità, educatori di lettura, scrittura e pensiero. Per farlo sarà necessario ripensare da subito i “mai più senza” della nostra professione:
- lotta alla tentazione di cadere nella lezione frontale che potrebbe sembrare l’unico modello applicabile in un’aula-scacchiera (introiettare la struttura della minilesson aiuterà a ridurre i tempi in cui è l’insegnante a parlare, tenendo presente che salvaguardare il tempo della lettura e della scrittura rimane una priorità);
- flessibilità nel programmare e nel modificare i programmi per reagire ai bisogni degli alunni (prevedere frequenti sondaggi veloci ed “exit ticket” digitali per avere il polso della situazione);
- capacità di modellare abiti mentali e comportamentali: anche in questo vige la regola del “mostra, non dire”, quindi per ogni risultato atteso dobbiamo prevedere molto tempo per fare modeling non soltanto mostrando nostri esempi ma esplicitando i processi di pensiero che informano il nostro agire (thinking talking) (in un’ottica di blended learning, potremmo preparare brevi video in cui mostriamo come scriviamo e come leggiamo, o anche come studiamo);
- capacità di sostenere l’apprendimento (scaffolding) riducendo man mano il nostro contributo (fading): anche in questo caso trovare modalità rapide di valutazione intesa come assessment – aumentare il tempo della condivisione finale, prevedere rapide consulenze pomeridiane singole o a piccolo gruppo, osservare del processo di scrittura attraverso documenti condivisi, brevi questionari, status della classe.
SCELTA
Il ventaglio delle possibilità di scelta, nostre e dei nostri alunni, dipende ora da una nuova variabile esterna non negoziabile. Diventa quindi importante salvaguardare ogni piccolo spazio di decisione autonoma, tenendo presente che educare alla scelta significa educare al pensiero.
Dovremmo avere chiaro quanto e cosa possiamo far scegliere sia per quanto riguarda la scrittura (chi lavora per generi potrebbe prevedere uno o due momenti all’anno in cui lasciare completa libertà in questo senso) sia per quanto riguarda la lettura (sarà possibile avere una biblioteca di classe? quanto tempo dovranno stare i libri in “quarantena”? dove collocarli in attesa che possano tornare in circolo? è fattibile condividere buste singole contenenti due/tre romanzi ciascuno, per limitare i prestiti? se sì, come salvaguardare la scelta?).
TEMPO
Il tempo è un punctum dolens di noi insegnanti anche in condizioni di normalità, figuriamoci ora che non sappiamo come saranno gli ingressi scaglionati e quanto durerà ciascuna lezione.
Anche in questo caso dovremmo cominciare l’anno avendo chiaro quali sono le nostre priorità e assicurare che abbiano uno spazio significativo nel monte ore settimanale (quanto tempo dedicare all’accoglienza, a inizio anno e quotidiana? quanto dovranno durare i moduli di lettura e scrittura? quanto tempo prevedere per la pratica autonoma di scrittura e lettura e come salvaguardarlo? quanto tempo dedicare alla condivisione? come rendere più efficaci le istruzioni esplicite di strategie e routine distillando l’essenziale?).
Un aspetto della DAD che alcuni di noi stanno pensando di ripescare è la registrazione di video in pillole da condividere in piattaforma. Possono essere raggruppate in promemoria riguardanti strategie trasversali (procedurali oppure riguardanti scrittura o lettura) e in minilesson di recupero (per scrittori/lettori principianti e per gli assenti) e potenziamento (per scrittori/lettori forti). Non serviranno fuochi d’artificio ed effetti speciali, basterà tenere in mente le 3C: corti, chiari, centrati. Gli alunni potrebbero rivederli a casa, ma anche durante la sessione di laboratorio.
Una parte della condivisione finale potrebbe essere dedicata a “consulenze condivise” da utilizzare come studi di caso, ovviamente con il consenso degli alunni che chiederanno aiuto alla classe per sciogliere un dubbio relativo al
AMBIENTE DI APPRENDIMENTO E MATERIALI
Questo è forse l’aspetto che più ci preoccupa in questo momento, perché l’ambiente è il modificatore e lo specchio del nostro agire come docenti e come comunità (intesa sì come comunità di apprendimento ma anche come comunità di cittadini: che idea di scuola abbiamo e vogliamo trasmettere, al di là delle polemiche su plexiglass e rotelle?).
Ogni scuola sta definendo in queste settimane lo spazio fisico destinato ai gruppi classe e le procedure da rispettare, quindi a questo punto della situazione fare previsioni risulta impossibile e inutile.
Su alcune cose è però possibile riflettere: come utilizzare le pareti in modo da renderle “parlanti” e cosa far dire loro di noi e di quello che stiamo imparando? come utilizzare l’ambiente digitale per condividere, lavorare in piccoli gruppi, scambiarsi materiali anche in presenza? nelle nostre scuole è possibile lavorare in modalità BYOD? quanto è utile e possibile smaterializzare? quali sono i materiali irrinunciabili? dove conservare i materiali cartacei come i bloc notes per le bozze?
Infine, come superare lo sconforto ricordando costantemente a noi e ai nostri alunni che l’ambiente di apprendimento è anche uno spazio mentale che per fortuna travalica quattro pareti e “contiene moltitudini”, per parafrasare Walt Whitman?
PROCESSO
In tempi di incertezza è fondamentale ancorare noi e i nostri alunni ad ogni sicurezza a disposizione. Il processo di scrittura è una di queste certezze perché, essendo suddiviso in momenti ciclici e prevedibili, favorisce l’instaurarsi di una routine.
Sta a noi riflettere su come gestire il flusso dei materiali di lavoro. Per esempio, a differenza di ciò che accade solitamente nel laboratorio di scrittura, potrebbe essere utile permettere che gli alunni portino a casa le bozze quando arriva il momento di pubblicare, se la classe non è attrezzata con dispositivi individuali. La pubblicazione del pezzo in Drive, corredata di foto di bozze e taccuino, potrebbe allora entrare a far parte di un portfolio personale che integra cartaceo e digitale. A livello pratico, questo ridurrebbe la presenza di materiali ingombranti in aula.
Perché il processo faccia da ulteriore collante della comunità sarà ancor più importante prevedere una qualche forma di celebrazione nel momento della pubblicazione, oltre che includere costantemente nel processo il momento di consulenza (anche tra pari, attraverso il digitale) e quello di condivisione finale di pezzi completi, per aiutare gli alunni più deboli ad introiettare il flusso di lavoro.
STRATEGIE
Insieme al processo, anche le strategie che offriamo saranno un’ancora di salvezza nell’incertezza dell’anno scolastico, soprattutto man mano che da strategie isolate si trasformeranno in routine.
Ecco perché credo che il mio mantra sarà, ancor di più, “Less is more”.
Leggendo quelle miniere che sono testi dei maestri americani del WRW, ad esempio quelli di Jennifer Serravallo, la tentazione di provarne sempre di nuove è tanta. Quest’anno sarà importante chiederci costantemente quali sono le strategie fondamentali che devono diventare routine, sia per quanto riguarda la scrittura che per quanto riguarda la lettura e la comprensione, e poi partire da lì a costruire.
Per le classi che già hanno lavorato in modalità laboratoriale potrebbe essere utile un ciclo di lezioni “dove eravamo rimasti”, per recuperare e rinforzare quanto fatto l’anno scorso in presenza e a distanza. Sarà comunque utile raccogliere in piattaforma presentazioni, video e materiali, per favorire l’autonomia incoraggiando gli alunni a cercare ciò di cui hanno bisogno in quel momento.
METACOGNIZIONE
Un ultimo e imprescindibile pilastro della didattica in chiave WRW è la metacognizione: con la nostra guida, l’esempio e la pratica costante i nostri alunni imparano a riflettere sul proprio processo, a porsi obiettivi concreti a breve e medio termine, ad applicare strategie di autovalutazione. Queste pratiche potranno continuare sia sul taccuino (plan box, dichiarazione di intenti della sessione di lettura o scrittura, annotazioni che esplorano progressi, difficoltà, obiettivi) che nei process paper e in questionari cartacei o digitali, organizzatori grafici incentrati su aspetti metacognitivi del laboratorio.
Nella seconda e nella terza parte di questo articolo esploreremo insieme ipotesi di adattamento del laboratorio di lettura e del laboratorio di scrittura a questi tempi complessi che, in quanto tali, non necessitano di soluzioni univoche ai problemi.
Cadorina di nascita e carattere, padovana per destino, insegno (lettere) e imparo (molto altro) nella scuola secondaria di primo grado.
Grazie per questa sintesi.
Ho fatto una lista di priorità e trovare molti punti sovrapponibili nel tuo post mi ha rassicurato.
Buon Anno,
mAtilda