Leggere in profondità
Ho incontrato il gruppo IWT due anni fa e non ne sono più uscita: finalmente ho trovato una strada che mi permette di portare veramente a scuola la passione principale della mia vita, cioè leggere, scrivere e riflettere sulla lettura e la scrittura. Da quando ho conosciuto il metodo del laboratorio di lettura e scrittura ho iniziato a ripensare al mio ruolo come insegnante. Ho sempre portato nelle classi dove ho insegnato il mio amore per i libri, come portavo me stessa: quando si ama qualcosa il trasporto viene percepito dagli alunni e spesso è l’elemento essenziale per riuscire a creare curiosità e interesse; ma prima di incontrare le colleghe di IWT non avevo mai messo al centro del mio lavoro proprio quello che era al centro della mia vita: avevo utilizzato solo in parte la mia passione perché non avevo trovato un metodo per rendere strutturato il mio insegnamento in quella direzione.
Ci sono molti aspetti del laboratorio di lettura e scrittura che mi affascinano e mi convincono: la scrittura come espressione della propria voce e la lettura in profondità sono due elementi fondamentali per chiarire l’orizzonte del metodo e vorrei soffermarmi sulla questione della lettura non superficiale (“da palombaro“, come dice Loretta De Martin), che è uno degli obiettivi fondamentali che ci proponiamo come insegnanti.
Cosa significa leggere in profondità? Ci sono modi diversi di leggere? Ci sono modi migliori di altri per leggere un testo? Le domande potrebbero continuare: superficialità e profondità sono categorie sulle quali abbiamo riflettuto? Hanno qualcosa a che fare con le modalità di lettura “da social” sempre più diffuse?…
Ma prima di tutto: io, insegnante, che lettrice sono? Cosa e come leggo? Sono una lettrice superficiale o riesco ad andare in profondità? In che modo lo faccio? Tutte domande che ci saranno utilissime quando leggeremo ad alta voce ai ragazzi e condivideremo con loro le nostre riflessioni di fronte a un testo.
Io ho sempre letto molto, ma ho spesso avuto la consapevolezza di leggere in parte in modo “bulimico”, riempiendomi di parole come fossero cibo, una quantità che non sempre mi dava soddisfazione e mi nutriva davvero: per questo so che lavorare per andare in profondità con maggior lentezza è un aspetto fondamentale sul quale impegnarsi nelle attività in classe. Leggere e scrivere sono attività per la vita, sulle quali non si è mai imparato abbastanza.
Ma cosa significa leggere in profondità? Sembra una questione piuttosto impegnativa, che un poco spaventa. Proviamo però a pensare che le strategie che noi stessi usiamo abitualmente, se le abbiamo chiare e le rendiamo esplicite, possono diventare la materia del nostro insegnamento.
Un ottimo punto di partenza per il laboratorio di lettura è lo schema ad Y, una strategia rielaborata dalle pioniere dell’IWT in Italia sulla base dei testi di Serafini e Nancy Atwell: è molto semplice ma può essere approfondita a livelli diversi, e se diventa una strategia acquisita apre la porta ad un lavoro mentale molto interessante (la trovate citata nel testo di Jenny Poletti Riz, con l’acronimo DIC: domande, impressioni, connessioni).
Come funziona? Dopo aver letto una parte di un romanzo (lettura ad alta voce da parte dell’insegnante o in autonomia) basta dividere un foglio in 3 parti, tracciando una Y.
Nella parte in alto l’alunno scriverà le sue impressioni, emozioni, luoghi o personaggi che l’hanno colpito: mi è piaciuto questo personaggio, mi sono emozionato leggendo questa scena, mi ha fatto arrabbiare questo comportamento, mi sono divertita quando è successo questo.
Nella parte sinistra troveranno posto le connessioni con la propria esperienza e con le proprie letture. Ho letto qualche romanzo che tratta lo stesso tema? Ho già letto di situazioni simili o di personaggi con caratteristiche simili? Ho visto qualche film che il romanzo mi ricorda? Questo brano ha qualcosa che si collega a me, alla mia vita, a persone che conosco? Mi ricorda qualcuno, qualcosa? Mi è capitato qualcosa di simile?
Nella terza sezione del foglio rimane il posto per le domande: cosa significa questo passaggio? Perché il personaggio si comporta così? Perché usa queste parole? Cosa sarebbe successo se…?
Proviamo ad usarlo noi, mentre leggiamo. Io l’ho fatto e la mia lettura è migliorata, mi sono soffermata di più sulle mie reazioni, ho capito meglio cosa mi infastidiva o mi affascinava, ho trovato collegamenti con altre letture che mi sarebbero sfuggiti se avessi continuato a leggere senza fermarmi sulla mia Y. È stato un modo per leggere con meno distacco, nonostante in apparenza fermarsi a scrivere sia proprio uno staccarsi dal testo. Ma quel momento di riflessione permette di recuperare sé stessi, di non farsi solo assorbire dal testo senza mettere noi stessi a confronto con quello che ci dice. Se ha aiutato me, che sono una lettrice esperta e che ho altri modi e strategie per riflettere su quello che leggo, quanto potrà aiutare un lettore in formazione? Molto, io credo, a patto che diventi una routine e non sia un esercizio una tantum. Se diventerà un’abitudine per i nostri alunni avremo dato loro una strategia semplice ma fondamentale per ogni loro lettura (e forse per tutta la vita). A me sarebbe piaciuto trovarla nella mia cassetta degli attrezzi quando ero una lettrice appassionata e solitaria.
Bibliografia
Jenny Poletti Riz, Scrittori si diventa
Frank Serafini, The Reading Workshop
Nancy Atwell, In the Middle
Per l’immagine di copertina si ringrazia Giuliano Cavazzin.
Marcella Mantovani – Vive e lavora in un paesino ai piedi delle colline tra Modena e Bologna, anche se la sua vera casa sono sempre stati i libri. Insegna alla scuola media e finalmente ha trovato un metodo che la convince e la appassiona. |
Siamo un gruppo di docenti di Lettere della Scuola Primaria, Secondaria di Primo e Secondo grado provenienti da regioni, città e scuole diverse.
Ci accomunano la passione per l’insegnamento, la voglia di metterci in gioco ed il desiderio di fare dei nostri studenti scrittori competenti e “lettori a vita”.